Ecco i dieci pericoli da evitare per sopravvivere alla crisi di Governo

Di fronte all’attuale crisi di governo ci sono delle trappole ben precise che i partiti hanno il dovere di evitare se desiderano uscirne “vincenti”. 

mattarella
(Ansa)

Le mette in fila una dietro l’altra Alessandro Giuli sul quotidiano Libero. Al primo posto c’è il bisogno di non mortificare Draghi, per la semplice ragione che la caratura internazionale lo porterà a ricoprire presto altri incarichi, e di conseguenza un’uscita ingiuriosa dalla scena non farebbe di certo bene al nostro Paese.

Allo stesso tempo, un altro rischio è quello di non mettere in difficoltà Mattarella, che già ha dimostrato la sua disponibilità a restare al Colle nonostante tutto sembrasse protendere per il contrario. Al terzo posto c’è il rischio di continuare con la ripetizione delle stesse formule stantie, quelle dello stallo elettorale e della difficoltà tutta italiana di avere un governo forte e che governi. Mentre un altro tecnico che si avvicenda per l’ennesima volta al precedente non darebbe di certo questa sensazione.

Tutti i rischi che i partiti devono evitare il più possibile

Allo stesso tempo, Giuli mette tutti in guardia dalla sottovalutazione di Giuseppe Conte, che potrebbe tirare fuori all’improvviso degli assi dalla manica per fare valere la sua posizione privilegiata di leader del primo partito alle ultime elezioni politiche, e quindi tentare un approccio per fare fruttare questo vantaggio ai fini della propria convenienza.

Il rischio maggiore tuttavia lo incorre il centro-destra, spiega Giuli: si tratta del pericolo di dividersi e di non riuscire a mettersi al governo del Paese nonostante i numeri che giocano a loro favore. Per cui la soluzione prospettata è in primo luogo quella di andare al voto con l’attuale legge elettorale, il Rosatellum 2.0, e solo successivamente pensare alla premiership.

Allo stesso tempo, un altro pericolo è quello di “spaventare i poteri forti” e di seminare discordia nel Paese. Due aspetti da tenere bene alla larga. Come anche l’idea di disprezzare, dalle sue eventuali dimissioni in poi, “l’agenda Draghi”. Al contrario, il ceto politico che subentrerà a questo governo dovrà mostrarsi fin da subito capace di portare avanti, secondo le proprie aspirazioni politiche, ciò che i tecnici hanno impostato.

Allo stesso tempo, però, il rischio maggiore di tutti è quello di pensare di avere la vittoria in tasca. Almeno per il centro-destra. Le forze politiche hanno infatti molto su cui lavorare, e non ci si può pensare mai arrivati. Anche perché solitamente, in Italia, vincere le elezioni non significa governare.

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