Crisi idrica, durissima Meloni contro il governo: “Non c’è logica di sviluppo”

In una lettera inviata al Corriere della Sera Giorgia Meloni prospetta la sua soluzione per la crisi idrica che rischia di segnare l’estate del Paese di fronte alla grave siccità in atto. 

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(Ansa)

“La crisi idrica sta mettendo in ginocchio le produzioni industriali e agricole e fra poco anche il semplice uso domestico dell’acqua”, spiega Meloni nella sua lettera inviata al direttore del Corriere della Sera, forte della sua grande ascesa nei sondaggi elettorali che la proiettano come prima forza politica del Paese e probabile vincitrice alle prossime elezioni, insieme alla coalizione di centro-destra.

Le soluzioni di Giorgia Meloni sula crisi idrica

La Meloni prospetta in sostanza il bisogno di una rete idrica più tecnologica e della potabilizzazione dell’acqua del mare per combattere la siccità e allo stesso tempo rispettare l’ambiente. Ma non evita di mettere in luce quali siano le cause dell’attuale crisi che si sta vivendo e che potrebbe peggiorare ancora di più nelle prossime settimane.

“Ci sono gravi responsabilità in questo senso da parte dell’attuale governo, insieme a quelli che si sono succeduti negli ultimi anni, che non hanno prestato ascolto non solo agli allarmi provenienti da diverse parti, ma anche a uno studio, dello scorso marzo, della Commissione europea, riguardante la Pianura Padana”, spiega Meloni nel debutto della lettera. Puntando il dito sui responsabili.

Quello che oggi viviamo è conseguenza di inadempienze ben precise, figlie di interventi non fatti, che sicuramente avrebbero reso la situazione di oggi un po’ meno drammatica, a voler essere buoni”, commenta Meloni mettendo sul piatto la sua intenzione di volere chiamare “i problemi per nome”. “La distribuzione italiana fa acqua da tutte le parti, con un tasso di perdita di circa il 40 per cento, sia per l’uso potabile che per quello irrigabile”, tuona la leader di Fratelli d’Itala.

Lo sblocco delle risorse europee e l’attacco al governo Draghi

Il punto della lettera è però nello sblocco delle risorse economiche per realizzare gli interventi necessari. Dei 6,5 miliardi di euro del Pnrr al momento, spiega Meloni, ne sono arrivati solo 275 milioni, di cui solo 30 già spesi. “Occorre attuare urgentemente le procedure istruttorie e approvative per migliorare la rete di distribuzione, attraverso un piano invasi a livello territoriale, così come occorre investire sull’evoluzione tecnologica del doppio invaso e del pompaggio idroelettrico in modo da ottimizzare l’uso della risorsa idrica per produrre energia”.

Poi però c’è anche il tema della “desalinizzazione del mare” per “produrre acqua potabile”, viste anche “le caratteristiche morfologiche della nostra penisola e le buone prassi osservate in tante nazioni”. Però c’è il tasto dolente. “Purtroppo il governo sembra di tutt’altro avviso”, tanto che nella “cosiddetta ‘legge salva mare’, ha persino posto una serie di ostacoli burocratici che rendono ancora più lungo e tortuoso l’iter autorizzativo per i dissalatori. Un autogoal senza alcuna ragione ambientalista, né logica di sviluppo”.

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