Centri in Albania, ci risiamo: i migranti devono tornare in Italia. Il futuro di Shenjin e Gjader dipende solo dall’Europa

Il Tribunale di Roma ha sospeso il trattenimento dei migranti in Albania: dovranno tornare in Italia. Gli atti alla Corte di giustizia dell’Unione europea.

Ci risiamo. I migranti dovranno lasciare i centri in Albania per tornare in Italia. Il Tribunale di Roma ha sospeso il trattenimento rimettendo tutto alla Corte di giustizia dell’Unione europea. Ciò comporterà, e sta già comportando, due conseguenze: nuove polemiche tra governo e magistrati; l’attesa per la decisione, a questo punto vincolante e definitiva, dell’organismo europeo.

L'arrivo dei migranti in Albania
Centri in Albania, ci risiamo: i migranti devono tornare in Italia. Il futuro di Shenjin e Gjader dipende dall’Europa (ANSA FOTO) – Notizie.com

Quanto sta accadendo tra Italia, Albania, diversi Tribunali e l’Europa è un caso unico che farà giurisprudenza. E si porrà come base per ogni decisione futura sui migranti delle rotte del mar Mediterraneo, ma non solo. Dalla decisione della Cgue dipenderà il futuro stesso dei centri realizzati dal governo della premier Giorgia Meloni in Albania. Dopo il protocollo d’intesa firmato lo scorso anno tra Roma e Tirana.

Com’è orientata la Corte non è dato saperlo, bisognerà aspettare. Nel frattempo i 7 migranti egiziani e bengalesi giunti a bordo della nave Libra della Marina militare, scadute le 48 ore del provvedimento di trattenimento, dovranno tornare in Italia. I 7 si trovano attualmente all’interno della struttura di Gjader, dove sono stati trasferiti dopo essere sbarcati a Shenjin. Qui era stato effettuato un secondo screening, dopo quello a bordo del pattugliatore Libra, nel corso del quale uno dei migranti era stato giudicato vulnerabile.

La lista dei Paesi sicuri e il decreto legge

Bisogna ricordare, infatti, che i centri sono destinati a uomini adulti, non accompagnati ed in buone condizioni di salute. È accaduto, insomma, che in poco meno di un mese, il Tribunale di Roma ha di fatto imposto il rientro in Italia dei migranti. La prima volte era accaduto il 18 ottobre per 12 persone, anche in quel caso egiziani e bengalesi. Tutto ruotava, e ruota ancora, attorno al concetto di Paesi sicuri di provenienza. I centri albanesi sono realizzati con l’obiettivo di rimpatriare chi non è in possesso dei requisiti per restare in Italia.

Per questo motivo il governo ha elaborato una lista di Paesi sicuri (inserendola, dopo la prima bocciatura, in un decreto legge) che, secondo i magistrati italiani, divergerebbe dalla normativa europea. La decisione di oggi è stata presa dalla XVIII sezione immigrazione del Tribunale di Roma che “rimette alla Corte di giustizia dell’Unione europea” e “sospende il presente giudizio di convalida del fermo restando gli effetti del trattenimento provvisorio disposto dall’amministrazione per legge”.

Nave Libra arriva in Albania
La lista dei Paesi sicuri e il decreto legge (ANSA FOTO) – Notizie.com

La prima decisione dei giudici romani è stata anche impugnata dal governo, e si attende per essa la decisione della Cassazione. “Deve evidenziarsi che i criteri per la designazione di uno Stato come Paese di origine sicuro sono stabiliti dal diritto dell’Unione europea. – si legge in una nota del Tribunale sul provvedimento odierno – Pertanto, ferme le prerogative del legislatore nazionale, il giudice ha il dovere di verificare sempre e in concreto la corretta applicazione del diritto dell’Unione. Che, notoriamente, prevale sulla legge nazionale ove con esso incompatibile, come previsto anche dalla Costituzione italiana”.

Bisogna inoltre ricordare che nei giorni scorsi anche altri Tribunali italiani avevano inviato dei quesiti alla Corte europea. Diversi i procedimenti in corso, in particolare per cittadini del Bangladesh che richiedevano la protezione internazionale.

Sea Watch: “Smontata la propaganda del governo”

Come previsto, la decisione sta già scatenando numerose reazioni. La ong Sea Watch, che ha parlato di “persone deportate in Albania” ha sottolineato che “il diritto smonta un’altra volta la propaganda del governo italiano sulla pelle di persone migranti”. Il responsabile nazionale sicurezza del Partito democratico Matteo Mauri ha posto l’accento su diversi aspetti del protocollo d’intesa. “Violazione dei diritti, forzature istituzionali, poliziotti sottratti al proprio lavoro in Italia e soldi buttati dalla finestra. – ha detto Mauri – Quanto ci metteranno ancora per smetterla con questa buffonata?”.

Il vicepremier e Ministro del Trasporti Matteo Salvini ha invece parlato di “un’altra sentenza politica non contro il governo. Ma contro gli italiani e la loro sicurezza. Governo e Parlamento hanno il diritto di reagire per proteggere i cittadini, e lo faranno. Sempre che qualche altro magistrato, nel frattempo, non mi condanni a sei anni di galera per aver difeso i confini”. Il riferimento è al processo Open Arms, in corso a Palermo, che vede Salvini come imputato e la cui sentenza è attesa a giorni.

Gestione cookie