Inchiesta Covid Bergamo, Galli: “Sistema inadeguato, troppi morti”

Inchiesta Covid Bergamo, il professore Massimo Galli ha rilasciato una intervista ai microfoni del ‘Corriere della Sera’ dove ha espresso il suo pensiero in merito a quanto sta accadendo e, soprattutto, a quanto è successo

Intervista al Corriere della Sera
Il professore ordinario di Malattie infettive all’Università degli Studi di Milano, Massimo Galli (Ansa Foto) Notizie.com

In questi ultimi giorni non si sta facendo altro se non parlare dell’inchiesta Covid di Bergamo. Tra gli indagati spuntano i nomi dell’allora presidente del Consiglio, Giuseppe Conte, l’ex ministro della Salute Roberto Speranza e l’attuale governatore della Lombardia (dopo aver ottenuto il secondo mandato consecutivo) Attilio Fontana. Loro ed anche altre persone risultano, appunto, indagate. In merito a questa vicenda ha voluto dire la sua il professore ordinario di Malattie infettive all’Università degli Studi di Milano, Massimo Galli. Quest’ultimo ha rilasciato una intervista ai microfoni del ‘Corriere della Sera‘.

Queste sono state alcune delle sua parole: “Nelle prime fasi della pandemia alcuni errori sono stati fatti, ma soprattutto il sistema ha mostrato tutta la propria inadeguatezza“. “Abbiamo una sanità pubblica regionalizzata, con 21 centri di potere, contando anche le province autonome. Questa situazione ha creato grossi problemi di fronte a un’emergenza in gran parte ignota. La soluzione è ridimensionare il ruolo delle Regioni nella sanità, anche per superare disuguaglianze territoriali inaccettabili“.

Inchiesta Covid Bergamo, Galli: “Indecisione ha causato troppi morti

Inchiesta Covid Bergamo
Il professore ordinario di Malattie infettive all’Università degli Studi di Milano, Massimo Galli (Ansa Foto) Notizie.com

Dito puntato anche con alcune Regioni, soprattutto sulle loro scelte, di andare a puntare sui grandi ospedali d’eccellenza invece che affidarsi ad alcuni Centri vaccinali. Questi ultimi, infatti, secondo il professore, sono stati penalizzati. Anche perché si tratta di luoghi in cui si costruisce la prevenzione e che mostrano la loro vicinanza alla salute delle persone.

Riferendosi alla mancata zona rossa in Val Seriana, sempre in merito all’inchiesta fatta partire dalla Procura di Bergamo, fa sapere: “La mia sensazione di allora era che la zona rossa servisse anche lì, oltre che nelle aree di Codogno e Vo’ Euganeo“. Se si fosse agito in maniera molto più decisa Galli sottolinea che ci sarebbero stati molti meno morti. In conclusione ha aggiunto: “Quelli tra fine febbraio e inizio marzo 2020 sono stati giorni costellati di indecisioni, quando invece sarebbero servite prese di posizione lucide. Dove sta la responsabilità dell’indecisione non sta a me stabilirlo“.

Impostazioni privacy