Lo studio cinese che spiega come rallentare la demenza

La ricerca è stata condotta su oltre 29 mila anziani e rileva sei abitudini, dal mangiare una varietà di cibi alla lettura regolare

Si susseguono a ritmo incessante le ricerche e gli studi per arginare gli effetti dell’invecchiamento delle cellule del cervello e rallentare, così, il declino della memoria e ridurre il rischio della demenza. Il Washington Post scrive che un nuovo studio su oltre 29.000 anziani ha identificato “sei abitudini – dal mangiare una varietà di cibi alla lettura regolare o al gioco delle carte – che sono collegate a un minor rischio di demenza e a un tasso più lento di declino della memoria”.

Uno studio
Un laboratorio dove vengono fatti diversi studi (Ansa Foto) Notizie.com

Ovvero, “avere una dieta equilibrata, esercitare regolarmente la mente e il corpo, avere contatti regolari con gli altri e non bere o fumare” sono sei “fattori di stile di vita sano” che vengono associati ai migliori risultati cognitivi negli anziani.

Uno stile di vita sano può aiutare il cervello a invecchiare meglio

Lo studio, di origine cinese, è stato condotto nell’arco d’un decennio ed è stato pubblicato lo scorso mercoledì 25 gennaio sul British Medical Journal. Le dimensioni e la sua portata aggiungono prove sostanziali a una ricerca globale che suggerisce che uno stile di vita sano può aiutare il cervello a invecchiare meglio, anche perché da tempo i ricercatori sanno che esiste un legame diretto “tra la demenza e fattori come l’isolamento sociale e l’obesità”, per esempio.

Un anziano signore
Uno studio cinese sta studiano alcune malattie degli anziani (Ansa Notizie.com)

La memoria, naturalmente, si legge, “diminuisce gradualmente man mano che le persone invecchiano”, ma alcune persone anziane possono sviluppare la demenza un termine generico che però “può includere l’Alzheimer” e, generalmente, “descrive un deterioramento della funzione cognitiva che va oltre i normali effetti dell’invecchiamento”. E se la perdita di memoria in sé non è meno dannosa nel suo esser graduale e nel suo declino legato all’età può in alcuni casi esser un sintomo precoce di demenza, la buona notizia, dicono i ricercatori, è che “può essere invertita o stabilizzata piuttosto che progredire e diventare patologica“.

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