Crisi energetica, i politici europei sapevano tutto e non hanno fatto nulla?

Le dichiarazioni pronunciate negli scorsi mesi dai politici sul tema del gas e della crisi economica cozzano con quanto al contrario stanno affermando oggi. 

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(Ansa)

Se l’è andate a ripescare il giornalista Franco Bechis su Verità e Affari, e da queste emerge come i vertici europei avevano molto chiaro in mente quello che poi di lì a qualche mese avrebbe messo in atto Vladimir Putin, ovvero dell’utilizzo del metano come arma di guerra contro i Paesi europei. Per fronteggiare questa possibilità, che era praticamente una certezza, la strategia europea di risposta è stata totalmente fuori bersaglio. 

Lo spiega Maurizio Belpietro sul quotidiano La Verità che, tralasciando le parole dei leader italiani, “talmente imbarazzanti e così prive di aderenza alla realtà che non meritano neppure di essere prese in considerazione”, riporta alcuni interventi pronunciati in sede europea solo pochi mesi prima dello scoppio della crisi ucraina.

Le voci dei leader europei e le soluzioni che non ci sono

Tra questi, spicca quello della ministra estone Kandri Simson, commissario europeo nella commissione von der Leyen designata a ricoprire l’incarico di commissario europeo per l’energia, che pochi giorni prima dell’invasione di Putin si sperticava nel sostenere che le forniture di gas liquido Gnl avrebbero compensato la riduzione del gas proveniente dalla Russia.

Della stessa idea sarebbe stata anche la stessa Ursula von der Leyen, che il 16 febbraio affermava che se anche la Russia avesse usato l’energia come arma di ricatto l’Europa avrebbe comunque dovuto dormire sonni tranquilli, visto che “quest’inverno siamo al sicuro”. Per la ragione che “oltre 200 navi di Gnl sono in arrivo in Europa”, spiegava all’epoca.

Una flotta che però, scrive Belpietro, “si è dissolta come neve al sole”. Infatti, “le navi cariche di Gnl non sono mai arrivate né c’è da credere che arriveranno”, visto che “quelle a disposizione si contano sulle dita di una mano”. Per Frans Timmermans, vicepresidente della Commissione Ue, la soluzione indicata ai primi di marzo sarebbe ancora più semplice: smettere direttamente di usare metano.

La realtà però sembra ben diversa dall’immaginazione dei politici europei. “Nonostante quel che pensano a Bruxelles, al momento non esiste alternativa al gas russo”, scrive Belpietro. “Si possono ridurre le esportazioni e anche cambiare i comportamenti privati, risparmiando, ma senza le forniture di Putin siamo alla canna del gas. Oltre a non riuscire a pagare le bollette, famiglie e imprese rischiano di trovarsi sul lastrico. E dire che si sapeva tutto prima ancora che la guerra scoppiasse”.

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