Caso Pamela in Cassazione, la madre: “Oseghale non è l’unico carnefice, cercare complici”

La 18enne è stata uccisa a Macerata il 30 gennaio 2018. I suoi resti sono stati ritrovati in alcuni trolley lasciati in strada

L’omicidio di Pamela Mastropietro arriva in Cassazione. Oggi, infatti, è il momento dell’udienza per la 18enne romana, i cui resti sono stati ritrovati in alcuni trolley a Macerata, il 30 gennaio del 2018. L’udienza, fissata il 14 gennaio, è infatti slittata ad oggi, 23 febbraio.

Ad essere accusato della morte della ragazza è Innocent Oseghale, nigeriano condannato all’ergastolo in primo grado e in appello con l’accusa di aver ucciso, con l’aggravante della violenza sessuale, e di aver fatto a pezzi la giovane. “Mi aspetto il massimo della pena per il carnefice di mia figlia. Ci sono altre persone coinvolte che purtroppo sono state tutte archiviate, mi aspetto che le istituzioni vogliano riaprire le indagini sui complici di Oseghale. Per un omicidio così efferato non può pagare solo una persona. Vogliamo giustizia per Pamela”, ha detto la madre di Pamela, Alessandra Verni, fuori dalla Cassazione accompagnata da amici e familiari.

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“Faccio un appello per chiedere a tutte le istituzioni di aiutare me, la mia famiglia e Pamela, a non far rimpatriare Desmond e Awelima”, aveva affermato la madre della ragazza dopo il rinvio dell’udienza in Cassazione per Innocent Oseghale. “Ci sono indagini in corso. Chiedo di accelerare le indagini e nel frattempo di non rimpatriare Desmond e Awelima”, aveva proseguito la donna. Infatti, la procura di Ancona aveva avviato ulteriori accertamenti contro ignoti per risalire ad altri eventuali corresponsabili. I genitori della ragazza hanno sempre sostenuto che, nella vicenda ci siano altri complici e che Oseghale non sia l’unico responsabile della morte di Pamela.

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Il processo a carico di Innocent Oseghale iniziò il 13 febbraio 2019. Le accuse contestate a suo carico furono omicidio e violenza sessuale contro una vittima in condizioni di inferiorità, occultamento e distruzione del cadavere. Condannato all’ergastolo e a diciotto mesi di isolamento, la condanna è stata confermata dalla Corte d’assise d’appello del Tribunale di Ancona il 16 ottobre 2020. Oseghale continua a dichiararsi innocente riguardo alla morte della ragazza e sostiene sia morta per un’overdose di eroina.

Intanto, in piazza Cavour, da questa mattina sono esposti striscioni con scritte come “Giustizia per Pamela Mastropietro”, “Dov’è finita l’umanità'”, “Pamela grida giustizia e noi siamo la sua voce!”.

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