Torino, assolto dopo aver ucciso il padre: le motivazioni della sentenza

Alex Pompa è stato assolto a Torino dopo aver brutalmente ucciso il padre: nelle 122 pagine le motivazioni della sentenza e la ricostruzioni di anni di minacce e violenza.

I coltelli, la reazione brutale e il sangue dopo aver aggredito il padre e averlo ucciso in casa. Quello che sembrava un omicidio efferato, con un autore noto alle forze dell’ordine, si è trasformato in una sentenza di assoluzione e in una sorta di liberazione per tutta la famiglia.

Tribunale Torino
Tribunale Torino (Ansa Foto)

Alex Pompa nell’aprile del 2020 si è reso autore dell’assassinio di suo padre. Lo ha colpito con 6 coltelli diversi, infliggendo 34 coltellate all’uomo. Quell’episodio è stato al centro di un processo lungo, dal quale il giovane è stato completamente assolto tre mesi fa.

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Quella sentenza è stata racchiusa in 122 pagine, in sono stati raccolti dettagli, minacce, litigi e registrazioni fornite da Alex e dal fratello, stanchi e impauriti dai continui atteggiamenti violenti del padre. E in quelle pagine ci sarebbero i motivi di una reazione così violenta, e di un omicidio che sarebbe avvenuto per anticipare quella che sarebbe stata probabilmente una strage familiare. 

Alex Pompa, assolto dopo aver ucciso il padre: la ricostruzione

Alex Pompa e la madre
Alex Pompa e la madre

Trecento file audio, tutti contenenti litigi in cui il protagonista era il padre di Alex Pompa. Per l’avvocato che ha difeso il giovane, la famiglia era da anni costretta a vivere in condizioni delicatissime. I due giovani non lasciavano mai la mamma da sola per evitare comportamenti violenti del padre, e Alex era “un giovane traumatizzato e terrorizzato dal padre”. Il lockdown avrebbe peggiorato le cose, e l’uomo in più occasioni avrebbe minacciato di fare una strage.

Quella sera l’uomo avrebbe accusato la moglie di averla tradita nel giorno del matrimonio, e Alex avrebbe difeso la madre raccogliendo tutto in una serie di audio poi entrati di diritto nel processo. Il papà del giovane insultava la moglie, la minacciava perdendo il controllo, sottolineando che avrebbe ucciso tutti, “fatti a pezzetti e chiusi in una fossa”.

Le minacce, la paura e l’intervento di Alex

Si sarebbe quindi avvicinato al cassetto dei coltelli, e in quel frangente sarebbe stato anticipato da Alex. Il giovane secondo la ricostruzione avrebbe spinto suo padre, impugnato le armi e reagito per prevenire una strage. Secondo i giudici “tali sono state le minacce di morte e le aggressioni di suo padre che il ragazzo ha agito nella convinzione di difendere se stesso e i suoi familiari da un pericolo imminente”.

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Si legge inoltre che sarebbe “inaccettabile” pensare che “Alex potesse rimanere immobile in attesa di scoprire se il padre avrebbe davvero messo in atto le sue dichiarate intenzioni di macellare moglie e figli”.

Ecco i motivi della “legittima difesa”, mentre per giustificare la lunga serie di coltellate, in una vera e propria lotta fra due soggetti armati, è stata riconosciuta la motivazione che Alex non si sarebbe reso conto di aver colpito al cuore il padre, e per salvare la sua vita e quella della famiglia avrebbe continuato a “infliggere coltellate in preda al terrore, e ha agito colpendolo senza pensare, solo per distruggere il pericolo, senza forza e violenza, più per annullarlo in questa seconda fase che per ucciderlo”.

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