“Un prestito che non puoi rifiutare”: meno credito, più mafia. Così le restrizioni finanziarie aprono la porta alle infiltrazioni

Si intitola Un prestito che non puoi rifiutare un nuovo studio della Banca d’Italia sul rischio infiltrazione a cui sono esposte le imprese italiane. Di cosa di tratta.

Le restrizioni nelle condizioni di accesso al credito bancario possano aumentare in maniera significativa il rischio che un’impresa venga infiltrata da organizzazioni criminali.

Banche, prestiti e infiltrazioni
“Un prestito che non puoi rifiutare”: meno credito, più mafia. Così le restrizioni finanziarie aprono la porta alle infiltrazioni – Notizie.com

Ne sono certi all’Unità di informazione finanziaria (Uif) della Banca d’Italia, che proprio in queste ore ha pubblicato un nuovo studio svolto in collaborazione con studiosi dell’Università statale e la Bocconi di Milano. Quando le banche non concedono prestiti, dichiarando che un’azienda è a rischio insolvenza, esporrebbero quella stessa società al rischio di venire infiltrata. La criminalità organizzata fungerebbe perciò da fonte alternativa di finanziamento per le aziende in difficoltà.

È per questo che, durante i periodi di crisi economica, diviene essenziale garantire l’accesso al credito alle imprese sane ma vulnerabili, per evitare che diventino bersaglio della criminalità organizzata. L’analisi è stata condotta da Gianmarco Daniele, Marco De Simoni, Domenico J. Marchetti, Giovanna Marcolongo e Paolo Pinotti e prende in considerazione dati delle società italiane tra il 2001 e il 2020. Lo studio incrocia le informazioni su rating creditizi e prestiti bancari con i dati riservati dell’Unità di informazione finanziaria.

Le imprese infiltrate riescono a sopravvivere più a lungo

Il fattore decisivo al centro dell’analisi è quello che tecnicamente viene denominato declassamento del merito creditizio. Ovvero la transizione di un’impresa da uno stato di vulnerabilità finanziaria a una situazione di rischio insolvenza. Nei cinque anni successivi a tale declassamento il credito bancario si riduce di oltre il 30%, e la probabilità di infiltrazione aumenta del 5% rispetto a imprese simili non declassate. La dinamica osservata suggerisce che il credito legale venga sostituito con capitale di provenienza criminale.

Quando le banche fanno venir meno il loro sostegno finanziario alle imprese, le organizzazioni mafiose possono intervenire offrendo la liquidità necessaria. Le imprese infiltrate riescono a sopravvivere più a lungo rispetto ad altre imprese in difficoltà non infiltrate, pur registrando cali del fatturato, del livello di occupazione e della redditività. Le imprese infiltrate diventano così aziende cosiddette “zombie”, che non sarebbero competitive in un mercato sano, ma che restano attive grazie a capitali illeciti.

Banche, prestiti e infiltrazioni della criminalità
Le imprese infiltrate riescono a sopravvivere più a lungo. – Notizie.com

L’effetto della vulnerabilità finanziaria sul rischio di infiltrazione è più forte nelle imprese di maggiori dimensioni e in alcuni settori ad alto rischio di riciclaggio come l’edilizia e i servizi immobiliari. Per le imprese più grandi, il particolare interesse delle organizzazioni criminali potrebbe riflettere anche i vantaggi relazionali associati alle stesse imprese in termini di visibilità e reti di contatti. Fattori che possono favorire un’ulteriore crescita delle attività e dei profitti dei gruppi criminali.

Il nesso tra debolezza finanziaria e successiva infiltrazione criminale è confermato anche dai risultati di varie recenti indagini antimafia, soprattutto nel nord Italia. I risultati dello studio hanno diverse implicazioni. “È necessario – hanno scritto gli esperti – rafforzare la trasparenza finanziaria e il monitoraggio dei cambi di proprietà e governance. Integrando le politiche di contrasto alla criminalità economica con strumenti di analisi predittiva e di sorveglianza sistemica”.

Gestione cookie