Le tensioni geopolitiche internazionali di oggi sono il risultato di una contrapposizione che viene da lontano: come il Donbass conteso da Ucraina e Russia fa tremare il cuore dell’Europa.
Nelle stesse ore in cui la Polonia abbatteva i droni di presunta fabbricazione russa, in Ucraina nel Donbass una glide bomb uccideva decine di persone che erano in fila all’aperto per riscuotere la pensione.
Circa 1200 chilometri passano tra Wyryki, nella Polonia orientale, tra le città dove sono stati abbattuti i droni, e Yarova, in Ucraina, dove ha colpito la bomba planante. Siamo nel pieno centro dell’Europa, lì dove da oltre tre anni è in corso la guerra d’invasione russa contro Kiev. L’incursione dei droni d’attacco Shahed sta calamitando gli occhi del mondo, causando reazioni come l’invocazione da parte di Varsavia dell’articolo 4 dell’Alleanza atlantica. Ma il cuore della questione è con ogni probabilità lì, dove un intero villaggio è stato distrutto dalla bomba planante, uccidendo 24 persone e ferendone altre 19.
Yarova, infatti, si trova nella provincia del Donetsk, a meno di 6 miglia dalla linea del fronte. “Era orribile: l’intero villaggio era in fiamme. – ha detto all’Associated press il portavoce della polizia Pavlo Diachenko – Le case bruciavano e la gente cercava di spegnere le fiamme con le mani. C’erano molti droni in volo”. Anche qui la Russia sta facendo largo uso dei velivoli che hanno allarmato la Polonia e l’Occidente intero. Mosca starebbe sondando le debolezze delle difese ucraine e cercando ancora di avanzare.
Il Donbass è il fulcro del conflitto, tra i punti chiave per l’avvio dei negoziati
I negoziati sono in uno stallo costante, nonostante i tentativi del presidente degli Stati Uniti Donald Trump di convincere Vladimir Putin ad accettare un cessate il fuoco e ad avviare colloqui di pace con Volodomyr Zelensky. Intanto nei villaggi come Yarova continuano a piovere bombe nei pochi posti rimasti dove la gente poteva riscuotere la pensione, ricaricare il cellulare o acquistare beni di prima necessità. Ma come può un paesino sperduto nell’est dell’Ucraina essere cruciale nel conflitto?
La regione in cui si trova, il Donbass, è il fulcro di tutto. Tra i punti chiave per l’avvio dei negoziati di pace, Putin ha puntualizzato che l’Ucraina dovrebbe ritirarsi completamente dal Donetsk. Mosca, così, dopo aver già occupato gran parte dell’altra provincia, il Luhansk, otterrebbe il controllo di tutta la regione. È necessario fare chiarezza, e un passo indietro. Il Donbass, area storicamente industriale e mineraria, si trova nell’Ucraina orientale, al confine con la Russia.
La regione, il cui nome viene da Donets Basin, ovvero bacino del fiume Donec, è composta principalmente dalle province di Donetsk e Luhansk. Nel 2014, subito dopo la caduta del presidente filorusso Viktor Yanukovych, sfruttando il caos e la destabilizzazione del Paese, gruppi separatisti, anch’essi filorussi, hanno proclamato nel Donbass le Repubbliche popolari di Donetsk e Luhansk, mai riconosciute a livello internazionale.
Ne è scaturita una guerra civile la cui narrazione era diametralmente opposta a quella a cui stiamo assistendo. A parlare di un periodo buio che dura ancora oggi è stato nelle scorse ore sui propri profili social Alessandro Di Battista, scrittore e già parlamentare del Movimento 5 stelle. “La narrazione bellicista (armi a Zelensky fino alla sconfitta della Russia) – ha scritto Di Battista – passa anche dalla rimozione di tutto quel che è avvenuto in Donbass prima dell’invasione russa dell’Ucraina. Vogliono farci dimenticare la storia”.
Donetsk: ieri l’invio di aiuti alla popolazione, oggi le glide bomb
L’ex deputato ha pubblicato le immagini di un servizio del Tg2 dal Dontesk del 2016. A quei tempi la popolazione era assediata dall’esercito ucraino in quanto Kiev voleva riconquistare i territori ribelli. Tra il 2014 ed il 2021, quindi prima dell’invasione russa, la guerra civile qui ha provocato oltre 14mila morti. Il tutto, nonostante due accordi di pace siglati a Minsk, in Bielorussia, nel corso del conflitto. Nel 2022, quando Mosca ha lanciato l’offensiva, uno degli obiettivi dichiarati era proprio quello di difendere il Donbass dalla repressione ucraina.
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A settembre 2022 la Russia ha annesso a sé il Donetsk, ma la manovra non è stata riconosciuta dal diritto internazionale. Le forze ucraine lo hanno poi liberato con una controffensiva. Oggi, la popolazione continua a morire nell’area contesa. Zelensky ha respinto il piano di ritiro dal Donbass, e Putin non ha congelato le linee del fronte. Nel Donetsk risulta disperso dal 21 agosto scorso l’italiano Giorgio Nardini, originario del Viterbese, arruolato dal 2022 come volontario nella legione internazionale. Di lui non si hanno più notizie: combatteva per l’Ucraina.
Ci sono elementi che sfuggono quasi completamente alla narrazione occidentale, utili alla comprensione di un conflitto sin troppo complesso. Ieri i vertici del Partito comunista russo hanno inviato nel Donetsk, nel Luhansk e nel Kursk un convoglio carico di cibo e medicinali per i soldati al fronte e per la popolazione. Oggi le bombe plananti hanno distrutto il villaggio di Yorova. Gli ordigni sono dotati di ali e precisi sistemi di guida Gps. Ma a morire sono stati anziani indifesi che aspettavano la pensione. Tra le macerie di una guerra assai complicata che va avanti da undici anni.