Il caso del gruppo Facebook Mia Moglie in una petizione da migliaia di firme: “Giorgia Meloni adotti una procedura d’urgenza”

Nei giorni scorsi è scoppiato in Italia il caso del gruppo Facebook Mia Moglie dove migliaia di uomini si scambiavano foto intime senza consenso: è partita la petizione destinata al governo.

“È stato come se tutto attorno a me cascasse giù. Mio marito mi aveva esposta sulla piazza del web in quel gruppo di guardoni che facevano commenti ributtanti. E lui rispondeva pure. Non credevo ai miei occhi”.

Il caso del gruppo Facebook Mia Moglie, la petizione
Il caso del gruppo Facebook Mia Moglie in una petizione da migliaia di firme: “Giorgia Meloni adotti una procedura d’urgenza” – Notizie.com

È solo una delle testimonianze di una delle vittime dell’ormai noto gruppo Facebook Mia Moglie. Il caso è deflagrato nei giorni scorsi in Italia dopo che le denunce della scrittrice e influencer Carolina Capria e dell’associazione No justice no peace. In queste ore la vicenda è oggetto di una petizione, che ha già raggiunto quasi trentamila firme, destinata alla premier Giorgia Meloni, al Ministro dell’Interno Matteo Piantedosi e a parlamentari tutti.

Ripercorrendo il caso, è emerso che il gruppo denominato Mia Moglie, chiuso da Facebook dopo l’ondata di segnalazioni indignate, era attivo dal 2019. Stando alle ricostruzioni circa trentaduemila uomini condividevano sulla piattaforma foto intime di mogli, compagne o donne sconosciute. Il tutto, nella maggior parte delle volte, senza consenso. Le immagini venivano poi commentate con toni volgari, denigratori e sessisti.

Gruppo Facebook Mia Moglie, Roncone: “Non è goliardia, è reato”

La vicenda è finita sui media di tutto il mondo. Secondo il Financial Times “lo scandalo ha messo in luce profonde tensioni di genere in Italia, dove le donne sono le principali vittime dell’odio online”. In poche ore sono giunte alla polizia postale quasi tremila segnalazioni. Anche la politica si è occupata della questione, con il Movimento 5 stelle ed il Partito democratico che hanno chiesto al governo Meloni di intervenire con provvedimenti ad hoc “per fermare la cultura dello stupro in ogni momento, anche quando si manifesta online”.

E pure la petizione avviata da Roberta Roncone, autrice, formatrice ed esperta in prevenzione della violenza di genere, ha l’obbiettivo di chiedere al governo una “procedura d’urgenza che porti alla chiusura immediata degli spazi online non sicuri che diffondono contenuto violento”. Secondo Roncone, che ha aperto anche la Pagina Instagram Potevo_essere_io, “condividere foto intime senza consenso non è goliardia, è reato”.

Caso del gruppo Facebook Mia Moglie, la petizione
Gruppo Facebook Mia Moglie, Roncone: “Non è goliardia, è reato” – Notizie.com

Nel testo della petizione si legge che si può (e si deve) intervenire con una regolamentazione a livello nazionale. Il regolamento europeo Digital services act (Dsa) impone alle piattaforme social di avere canali semplici per segnalare contenuti illegali e rimuoverli in tempi rapidi. In Italia il coordinamento è di Agcom, con poteri sanzionatori molto severi. L’Europa ha anche varato la direttiva contro la violenza online (incluse le immagini intime non consensuali e i deepfake) che però deve essere recepita e resa operativa dagli Stati membri.

Chiediamo in Italia – ha scritto Roncone – una procedura d’urgenza nazionale per chiudere gruppi e canali che diffondono immagini rubate, rimozione entro poche ore su segnalazione qualificata, ban degli amministratori recidivi, conservazione delle prove e supporto dedicato alle vittime. Non è libertà di espressione: è violenza. E si ferma con regole chiare, strumenti veloci e sanzioni vere”.

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