“Il cuore rivelatore” di Alessandro Venier, è stata Maylin a chiamare il 112: “Mia suocera Lorena ha ucciso il figlio”

Sarebbe stata Maylin Castro Monsalvo, compagna di Alessandro Venier, a comporre il 112 per denunciare l’omicidio. Il brutale assassinio raccontato agli inquirenti.

Come ne Il cuore rivelatore di Edgar Allan Poe, Maylin sarebbe stata tormentata dal corpo del suo compagno, padre di sua figlia, che giaceva fatto a pezzi. Nel caso del famoso romanzo del 1800, il vecchio si trovava sotto le assi del pavimento.

Maylin Castro Monsalvo nell'auto dei carabinieri
“Il cuore rivelatore” di Alessandro Venier, è stata Maylin a chiamare il 112: “Mia suocera Lorena ha ucciso il figlio” (ANSA FOTO) – Notizie.com

Il protagonista, assassino dell’anziano, era ossessionato dal suono immaginario del battito del cuore della vittima. Alla fine, sopraffatto dal senso di colpa, confessa l’omicidio alla polizia. Allo stesso modo Castro Monsalvo, colombiana di 30 anni, dopo circa una settimana dal delitto compiuto assieme alla suocera e mamma del suo fidanzato, ha composto il 112 confessando l’atrocità.

È quanto sta emergendo in queste ore dagli interrogatori e dalle indagini in corso sull’omicidio di Alessandro Venier di 35 anni. Il corpo del giovane è stato ritrovato a pezzi in un bidone ricoperto da calce viva nell’autorimessa nei pressi della sua abitazione di via Lotti a Gemona, non lontano da Udine. A ucciderlo sarebbero state proprio le due donne, Maylin e Lorena Venier, infermiera di 61 anni. Le due hanno confessato ed in queste ore inquirenti ed investigatori sono al lavoro per ricostruire pienamente il delitto.

Delitto di Gemona, Maylin alla suocera: “L’unico modo per fermarlo è ucciderlo”

A entrambe è contestato il reato di omicidio pluriaggravato aggravato dalla premeditazione, dal vincolo di parentela, dalla presenza di un minore (la piccola di sei mesi figlia di Alessandro e Maylin), dall’occultamento e dal vilipendio di cadavere. La 30enne deve rispondere anche di istigazione all’omicidio. “L’unico modo per fermarlo è ucciderlo”, avrebbe detto la colombiana alla suocera giorni prima dell’assassinio, in un crescente clima di violenza con reiterati e gravi episodi di maltrattamenti.

E bisognava agire in fretta, poiché il piano del 35enne era quello di partire per la Colombia con la compagna e la figlia senza fare più ritorno. Aveva già salutato tutti gli amici Alessandro. Su di lui pendeva una condanna che stava per diventare esecutiva. Aveva commesso una serie di piccoli reati commessi in tempi diversi. Lesioni personali gravi contro un ex collega, coltivazione di sostanze illecite, attività non autorizzata di recupero di residuati bellici, procurato allarme e minacce.

Alessandro Venier, ucciso dalla mamma e dalla compagna
Delitto di Gemona, Maylin alla suocera: “L’unico modo per fermarlo è ucciderlo” (ANSA FOTO) – Notizie.com

Dunque prima che Alessandro attuasse il suo piano, Lorena e Maylin hanno attuato il loro. Hanno acquistato calce viva, poi il 25 luglio hanno narcotizzato il 35enne con un farmaco sciolto in una limonata. Lorena gli avrebbe poi iniettato insulina per stordirlo definitivamente. Entrambe lo avrebbero provato a soffocare a mani nude, quindi gli hanno tolto la vita con un laccio. A quel punto hanno sezionato il corpo in tre parti, probabilmente con attrezzi per la legna, e lo hanno infilato in un bidone ricoprendolo con la calce viva per impedire che i miasmi raggiungessero i vicini rivelando l’orrore.

Pensavo che con il tempo si sarebbe consumato. Successivamente, lo avrei portato in montagna per abbandonarlo li. Dove lui diceva che voleva fossero destinate le sue spoglie. – ha raccontato Lorena Venier nella confessionePensavamo di poter fare tutto da sole. Una volta sezionato, sarebbe bastato attendere che si consumasse prima di portarlo in montagna”. Il piano stava procedendo senza intoppi, tanto più che la 61enne nei giorni successivi all’omicidio si era recata puntualmente al lavoro.

Omicidio Venier, sulle braccia della colombiana segni di lividi

Fino alla mattina del 31 luglio, quando Maylin ha chiamato il numero di emergenza 112: “Mia suocera ha ucciso il figlio“. Poi nella telefonata si sente un litigio: “No, Lorena, no“. Forse Lorena tentava di strapparle il telefono di mano. Sulle sue braccia sono stati individuati infatti alcuni lividi. Nel corso dell’udienza il difensore di Lorena Venier ha chiesto per la sua assistita il beneficio degli arresti domiciliari “avendo fornito piena confessione e riferito ogni singolo dettaglio” di quella che la stessa donna ha definito “una cosa mostruosa“.

La gip di Udine Mariarosa Persico per il momento ha convalidato l’arresto e disposto la misura cautelare in carcere per Lorena Venier. Custodia attenuata in una struttura protetta a Venezia, come previsto per le madri di figli d’età inferiore all’anno, invece per Maylin Castro Monsalvo. Quest’ultima, date le sue precarie condizioni psicofisiche, non potrà prendersi cura della piccola per il momento. La neonata potrebbe essere affidata ai parenti in Colombia.

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