L’emergenza incendi sta devastando molte regioni d’Italia, in particolare Sardegna e Sicilia. La catena di prevenzione e spegnimento funziona alla perfezione solo sulla carta: ecco cos’è l’Aib.
Il rogo di Villasimius e della spiaggia-gioiello di Punta Molentis, nell’area costiera sud-orientale della Sardegna, ha portato alla fuga di avventori e alla distruzione di auto e strutture. In queste ore l’emergenza principale si registra a Orosei, nella zona di Sos Alinos e Cala Liberotto.
A metà luglio l’isola è stata interessata da incendi anche a Sindia, Carloforte, Teulada, San Gavino, Villasor e altre località. Ma è la Sicilia che detiene attualmente la maglia nera degli incendi in Italia con 248 episodi nel 2025 e quasi 17mila ettari bruciati. Legambiente proprio in queste ore ha pubblicato un nuovo dossier intitolato Italia in fumo. Ciò che emerge è che nei primi sette mesi del 2025 sono andati bruciati 30.988 ettari di territorio pari a 43.400 campi da calcio.
Già in un nostro approfondimento di giugno scorso, Roberto Inghilesi e Emiliano Agrillo del Centro di sorveglianza ambientale dell’Ispra avevano lanciato l’allarme. “Per limitare i rischi alle persone, agli animali, alle proprietà ed al bene pubblico – avevano sottolineato i ricercatori – è importante non solo il comportamento responsabile del singolo cittadino. Ma è anche importante il comportamento responsabile collettivo nel seguire le prescrizioni che le Regioni e i Comuni indicano nei piani antincendio. E che vengono comunicate ai cittadini prima dell’inizio della stagione incendi”.
Incendi in Italia, la normativa che regola l’Aib
Nelle parole degli esperti c’era già il preoccupante segnale che qualcosa, nel meccanismo di prevenzione, non stava funzionando a dovere. Specie in tempi di cambiamento climatico, che imporrebbero di alzare un ulteriore scudo al patrimonio del nostro Paese. O, quantomeno, di far funzionare alla perfezione quanto è riportato su carta. La polemica, infatti, è deflagrata proprio in queste ore. Diverse regioni hanno approvato in ritardo i Piani Aib di previsione, prevenzione e lotta attiva agli incendi boschivi. Ma cos’è l’Aib e qual è il suo ruolo nella catena di sicurezza contro i roghi?
L’Aib, acronimo di antincendio boschivo, è il sistema ideato per prevenire e lottare contro i roghi. È un insieme di attività, disciplinate dalla Legge n. 353 del 21 novembre 2000, che includono la previsione, la prevenzione e lo spegnimento degli incendi. Sotto il coordinamento della Protezione civile nazionale agiscono le Regioni e le Province autonome, i vigili del fuoco, i carabinieri forestali, i volontari e la flotta aerea.
Nel dettaglio gli Enti definiscono i Piani, coordinano le squadre Aib locali e le formano. I vigili del fuoco sono tenuti ad intervenire quando gli incendi minacciano persone, abitazioni o infrastrutture. I forestali dell’Arma, invece, sono competenti in materia di sorveglianza, indagine e repressione degli incendi dolosi. Ai volontari è demandato invece il compito del primo intervento, del presidio e della bonifica.
Quando le vedette dell’Aib o i cittadini segnalano un focolaio a numeri di emergenza (1515 o 112) si attivano le squadre composte da volontari e operai forestali con strumenti manuali, moduli antincendio e autobotti. A coordinare i team sul campo c’è un Dos, ovvero un Direttore delle operazioni di spegnimento. Il Dos coopera con i vigili del fuoco se l’incendio minaccia aree abitate. Quando il fronte di fuoco è particolarmente esteso o complicato da raggiungere entrano in azione i Canadair CL-415/CL-45 e gli elicotteri Erickson S64F.
Ciafani (Legambiente): “Fondamentale un approccio integrato”
Sulla carta, insomma, tutto dovrebbe funzionare alla perfezione ma, come ha ricordato Antonio Nicoletti, responsabile nazionale aree protette di Legambiente, “persistono criticità che limitano l’efficacia come la frammentazione delle competenze tra Stato, Regioni ed Enti locali, spesso sovrapposte e non sempre coordinate”. Alcune Regioni, come Lombardia e Campania, hanno approvato i Piani Aib in ritardo rispetto alla stagione estiva 2025. Altre non hanno incorporato i dati più recenti su rischi e dotazioni antincendio.
Il paradosso è che, se sul campo le squadre hanno a disposizione tecnologie all’avanguardia per la previsione degli incendi come droni, satelliti e Intelligenza artificiale, sul fronte “burocratico” tutto ciò non è supportato da Piani tempestivi e coerenti. “Per contrastare gli incendi boschivi – ha dichiarato Stefano Ciafani, presidente nazionale di Legambiente – non basta concentrarsi sull’emergenza estiva o su singole cause, ma è fondamentale adottare un approccio integrato che integri prevenzione, rilevamento, monitoraggio e lotta attiva”.