Trentadue organizzazioni internazionali hanno chiesto la cessazione immediata dell’ostruzione sistematica delle attività di ricerca e soccorso nel mar Mediterraneo da parte dello Stato italiano.
Solo nell’ultimo mese, le navi delle ong sono state fermate tre volte. Ciò a causa di restrizioni legali basate ai sensi del decreto che porta il nome del Ministro dell’Interno Matteo Piantedosi. Una di queste, il veliero Nadir della ong tedesca Resqship, è stata fermata due volte di seguito. Nonostante le numerose segnalazioni delle organizzazioni, le navi continuano a essere detenute.
Sono due i provvedimenti del governo di Giorgia Meloni finiti sotto accusa da parte delle ong. Il primo è il già citato decreto Piantedosi del gennaio 2023. Il secondo è il decreto Flussi varato a dicembre 2024.
Quest’ultimo ha introdotto un vero e proprio giro di vite per le ong impegnate nel Mediterraneo. Tra i punti chiave il fatto che le Prefetture hanno solo dieci giorni di tempo per rispondere ai ricorsi sui fermi amministrativi delle navi contro i precedenti sessanta.
Emergenza nel Mediterraneo, le ong: “Limitata la presenza delle navi in mare”
E poi fermi più lunghi, fino a trenta giorni, multe sino a diecimila euro. E, in caso di violazioni ripetute, la confisca della nave. Altro fattore di protesta l’obbligo di segnalare immediatamente alle autorità competenti le imbarcazioni in difficoltà. Ed è proprio sulle mancate comunicazioni, talvolta rese complicate dalle condizioni operative o dalla confusione sulle competenze, che scattano i provvedimenti di fermo.
“L’attuazione di ostacoli legali e amministrativi – hanno scritto le ong – persegue un obiettivo ovvio. Tenere le navi lontane dalle loro aree operative, limitandone drasticamente la presenza attiva in mare. Senza la presenza di mezzi e velivoli delle ong, più persone annegheranno durante la fuga attraverso il Mediterraneo centrale, e violazioni dei diritti umani e naufragi avverranno inosservati”.
Da febbraio 2023, le navi sono state sottoposte a 29 fermi, per un totale di 700 giorni trascorsi nei porti invece di soccorrere vite umane in mare. Hanno trascorso ulteriori 822 giorni in mare navigando per raggiungere i porti assegnati a distanze ingiustificate, per un totale di 330mila chilometri di navigazione. Ciò che inizialmente riguardava solo le navi non governative è stato ora esteso anche a navi di monitoraggio più piccole.
I Tribunali di Catanzaro, Reggio Calabria, Crotone, Vibo Valentia e Ancona hanno emesso sentenze che hanno riconosciuto l’illegittimità del fermo in porto delle navi di soccorso delle ong e, di conseguenza, hanno annullato le relative sanzioni. Le ong hanno chiesto, tra le altre cose, l’immediata abrogazione dei decreti Piantedosi e Flussi, “ponendo fine alle disumane richieste di sbarco parziale da parte delle navi di soccorso e bloccando l’assegnazione di porti lontani”.