Il mistero di Garlasco, cosa c’è scritto nelle 60 pagine di consulenza: di chi sono tutte le impronte (6 sono sconosciute)

Non c’è solo un approfondimento sull’impronta 33 nelle 60 pagine di consulenza firmate dal tenente colonnello del Ris di Parma, Gianpaolo Iuliano, e il dottor Nicola Caprioli.

Il fascicolo è molto corposo, così com’è giusto che sia un dossier su un delitto, quello di Garlasco, avvenuto diciotto anni fa, e sulle conoscenze dattiloscopiche. La consulenza, bisogna ricordarlo, costituisce una delle fondamenta della nuova inchiesta.

Alberto Stasi condannato a Garlasco
Il mistero di Garlasco, cosa c’è scritto nelle 60 pagine di consulenza: di chi sono tutte le impronte (6 sono sconosciute) (ANSA FOTO) – Notizie.com

E c’è un dettaglio che non può essere trascurato. Se è vero che l’impronta 33 è stata attribuita ad Andrea Sempio, unico indagato al momento, ed in particolare al suo palmo destro, ci sono altre sei tracce individuate nelle immediate vicinanze del corpo della 26enne Chiara Poggi, trucidata il 13 agosto 2007 non hanno identità. In particolare, quelle impronte non appartengono né a Sempio né ad Alberto Stasi (unico condannato per l’omicidio).

E neppure all’intera famiglia Poggi, a Stefania Cappa e ai tre amici di Marco Poggi, ovvero Mattia Capra, Roberto Freddi e Alessandro Biasibetti. Si tratta dei reperti 32, 35, 38, 42, 49 e 51. Tutti accanto alla traccia 33, l’impronta utile, la settima che è stata attribuita al 37enne indagato. Tre di queste si trovavano sulla parete destra della scala con 12 gradini a cui si accede da una porta a soffietto e che conduce in cantina. Due sulla parte sinistra e una sulla parete superiore.

Garlasco, le sei impronte senza identità

Sono state ritenute tutte comparabili. Ovvero valide per escludere con certezza un soggetto noto, ma non per arrivare alla piena identificazione di un individuo. È proprio questo il punto. Quelle impronte possono escludere l’attribuzione a soggetti noti ma non possono permettere l’identificazione di una persona con esattezza. Dunque quelle sei impronte non hanno identità e, stando ai consulenti della Procura, non potranno mai averla. Dei 78 frammenti non identificati (su 107 frammenti/impronte totali in casa) nel 2007 dal Ris di Parma 28 sono comparabili.

Altre otto impronte utili, cioè con una valenza dattiloscopica, una è riconducibile a Sempio (l’impronta 33 appunto), una a Stasi (mignolo della mano sinistra sul cartone della pizza mangiata la sera prima), tre di un falegname (che lavorava in casa) e tre non attribuibili né a Sempio, né a Stasi sempre sui cartone della pizza.

Impronte Garlasco
Garlasco, le sei impronte senza identità (ANSA FOTO) – Notizie.com

Per le analisi gli esperti hanno utilizzato un comparatore elettronico automatizzato, il Lapics Printques. All’interno del macchinario in dotazione al Ris sono stati inseriti tutti i cartellini foto-segnaletici, le impronte digitali per esclusione. E poi i 27 frammenti repertati nella villetta di via Pascoli e ritenuti comparabili oltre alle impronte giudicate utili. I risultati del comparatore sono poi stati verificati. Non hanno consentito di accertare alcun match.

Già nel 2020 l’attenzione degli investigatori si è concentrata invece sull’impronta numero 10, repertata sulla superficie interna del portone di ingresso sull’anta mobile. È la traccia di una presunta mano sporca, su cui all’epoca non venne fatta alcuna indagine biologica per accertare se ci fosse sangue. Accertamenti genetici su questa, però, saranno effettuati nell’ambito del maxi incidente probatorio. Saranno utilizzati i paradesivi delle tracce dattiloscopiche recuperati dai carabinieri del Nucleo investigativo di Milano. I militari, in un’informativa, scrivevano che, se si fosse accertato che era sporca di sangue, si poteva dire certamente che era dell’aggressore che si allontanava dalla scena del crimine.

L’avvocato di Alberto Stasi: “C’è troppo rumore di fondo”

Purtroppo quella traccia, però, non ha i 16 punti utili ad una comparazione, ma ne ha solamente otto. Anche l’impronta 33 attribuita a Sempio ha meno punti utili rispetto alla norma, ma alcune sentenze della Cassazione ne permetterebbero comunque l’utilizzo per un’identificazione. Non meno di 15 punti comunque, proprio quelli rilevati.

Ci tengo a precisare una cosa. C’è troppo rumore di fondo e lo trovo francamente dannoso per le indagini. – ha detto l’avvocato Giada Bocellari, che con il collega Antonio De Rensis assiste Alberto Stasi – Se qualcuno ha qualcosa da dire e io sono anni che lo spero, è bene che vada in Procura. Se intende andare, io non trovo sinceramente opportuno darne visibilità in qualche modo soprattutto considerando che ad oggi c’è solo un indagato che è Andrea Sempio”.

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