Gino Cecchettin: “La rabbia? Ho pensato a Giulia e azzerato tutto, voglio amare non odiare”

Parla a Che Tempo Che Fa il papà della ragazza uccisa l’11 novembre dal suo ex fidanzato e si rivolge ai maschi: “Dite alle compagni e alle vostre mogli, ti amo, ditelo spesso che è bellissimo”

Gino Cecchettin è tornato a parlare. L’ha fatto durante la trasmissione di Fabio Fazio “Che Tempo Che Fa” sul canale Nove e le emozioni sono state tante, con il conduttore e la gente in studio visibilmente commossi e colpiti dal coraggio e dalla presenza di un padre che ha perso la moglie un anno fa e la figlia. Proprio l’11 dicembre sarà un mese dal femminicidio di Giulia. Colpiscono tante cose di Gino Cecchettin, ma soprattutto una, parlare d’amore e mai di altro o di qualsiasi risentimento d’odio, ed è questo quello che più di tutto ha stupito davanti a un papà che ha perso da pochissimo tempo la propria figlia. “La rabbia? Eh, devo dire che ho avuto un processo di cambiamento – ha spiegato Gino Cecchettin -, quando ti ritrovi a piangere la perdita di tua figlia, e io ho cominciato a piangere già da domenica, perché certe cose un padre le sente, non c’è niente da fare, ma proprio lì ho voluto essere come Giulia, come era lei e sono riuscito ad azzerare l’odio e la rabbia, ma ancora oggi, dopo tutto quello che è successo, sono una persona che voglio amare, non voglio odiare, l’odio, poi, ti porta via energia e quell’energia la si deve riservare all’amore e a fare bene

L'emozione
Gino Cecchettin il papà di Giulia, la ragazza uccisa l’11 novembre 2023 dal suo ex fidanzato (Ansa Notizie.com)

Prima di andare via, Gino Cecchettin ha guardato la telecamera e ha detto: “Vorrei dire una cosa ai maschi, dite alle vostre compagne e alle vostre mogli “Ti Amo”, ditelo spesso perché è una cosa bellissima“. Il papà di Giulia Cecchettin ha anche fatto una riflessione sul fatto che dopo quanto capitato a sua figlia sono state ammazzate altre cinque donne: “Si è vero sono state uccise altre cinque donne dopo Giulia, ed è un problema molto serio che va affrontato nella maniera più drastica. Il termine patriarcato, fino a quando non l’ha nominato mia figlia Elena non mi ero mai soffermato a pensarci, c’è un concetto di possesso, la donna vista come proprietà di qualcun altro, come dire la mia donna anche nel quotidiano e dobbiamo in qualche modo stare attenti anche a come ci esprimiamo, nelle piccole cose. Cambiare il modo di parlare, ci sono dei retaggi culturali che derivano dal passato e anche persone più deboli più fragili che non riescono ad accettare la libertà della donna. Che è sacra e inviolabile

 

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