Accusato di diffamazione contro Matteo Salvini: Saviano: “Fiero di essere imputato

Si è tenuta oggi la prima udienza del processo che ha per imputato Roberto Saviano, accusato di diffamazione nei confronti di Matteo Salvini.

Proprio nelle scorse ore si è conclusa la prima udienza, come riporta il sito Ansa, che vede imputato a a processo, a Roma, il giornalista e scrittore Roberto Saviano: l’accusa è di diffamazione nei confronti dell’attuale Ministro delle Infrastrutture e Vicepremier, Matteo Salvini.

Roberto Saviano
Roberto Saviano, foto fonte Ansa. Notizie.com

L’udienza, la prima, di questo processo che si è tenuta oggi 1 Febbraio 2023, è durata solo pochi minuti e sempre secondo quanto riporta l’Ansa, ha registrato le brevi parole del giornalista, conosciuto davvero da tutti gli italiani e non solo che ha ammesso: “Sono fiero di essere imputato”.

In aula, lo scrittore, ha anche citato tra la lista dei testi di difesa Piantedosi, ovvero l’attuale Ministro degli Interni, dell’esecutivo guidato dalla Premier Giorgia Meloni. Ma approfondiamo il discorso e scopriamo qualche particolare in più.

Roberto Saviano in aula per diffamazione contro Matteo Salvini

La prima udienza, come già detto prima, che si è tenuta oggi 1 Febbraio 2023, presso il Tribunale di Roma è durata solo pochi minuti, il Giudice, infatti ha aggiornato il processo al prossimo 1 Giugno, quando in aula verrà appunto ascoltato il Ministro delle Infrastrutture e Leader della Lega, Matteo Salvini.

Roberto Saviano, foto fonte Ansa. Notizie.com

L’accusa di diffamazione è quella arrivata a Roberto Saviano da parte dello stesso Salvini a seguito di alcuni post social che lo scrittore e giornalista italiano, aveva pubblicato sulle sue pagine sociale nel 2018, secondo quanto riporta il sito Ansa, pare che in aula dopo avere citato in sua difesa alcuni testi, tra cui anche quello del Ministro dell’Interno, Piantedosi, ha ammesso: “Sono fiero di essere imputato” e ancora: “Testimoniare al Tribunale di non voler permettere a leader di partito e ministri di blindare la possibilità di critica, fosse anche un grido. Oggi mi difendo dal vicepresidente del Consiglio, mentre ho un processo in corso con il presidente del Consiglio e una causa civile intentata contro di me dal ministro della Cultura. Tre ministri di uno stesso governo portano in tribunale chi osa criticarli”.

Ricordiamo infatti che lo scrittore, proprio in quella occasione definì Salvini, il “Ministro della malavita”, aggiungendo poi, come riporta anche Tgcom24: “Era divenuto intollerabile come si relazionava al Sud Italia, utilizzandolo come bacino di voti facili. Cancellare la scorta, come Salvini invoca da anni, significava cacciarmi dal Paese, esattamente come auspicato, dopo le elezioni che hanno visto nascere quest’ultimo governo, da migliaia di loro simpatizzanti“. Non resta, a questo punto che attendere il prossimo appuntamento in aula.

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