“L’Italia è un modello paraolimpico ma allo sport serve un ministero”

A parlare è Luca Pancalli il presidente del Comitato Paraolimpico Italiano e spiega il motivo per cui l’intero movimento necessiti di un dicastero

Dopo il successo del Festival della Cultura Paralimpica a Milano (in tre giorni, 100 ospiti tra atleti e grandi nomi da arte e spettacolo, più di 50 eventi e tremila studenti in visita), per Luca Pancalli, presidente del CIP, è il momento di guardare alle prossime sfide. Presidente, chiede Il Messaggero, come si ripercuoterà la crisi energetica sul mondo paralimpico? «Il rincaro dell’energia sarà accusato dalle grandi imprese, e poi dalle famiglie, comprese quelle con disabili. La situazione è preoccupante, perché la crisi si riverbererà sulle infrastrutture sportive (usate anche dai paralimpici), con quelle più energivore come le piscine a faticare di più». In che modo andrebbe sostenuto lo sport? Allocare denari è un mestiere che lascio fare ad altri. Certo è che lo sport deve essere aiutato con l’inserimento di sostegni economici diretti e indiretti per associazioni e società sportive. Ripeto, sono molto preoccupato».

Il presidente
Il presidente del Comitato Paraolimpico Italiano (Ansa)

Come viene visto il nostro movimento paralimpico all’estero? «Godiamo di grande stima: il presidente dell’International Paralympic Committee Andrew Parsons ripete spesso che l’Italia è un esempio. Al di là dei risultati dei nostri atleti, è il nostro modello organizzativo a essere studiato, soprattutto nei suoi rapporti col mondo olimpico. In Italia, 25 federazioni sportive godono del riconoscimento sia del Cip che del Coni: questo ha agevolato un grande dialogo». Cosa si aspetta dal nuovo Governo? «Mi auguro che abbia verso il mondo paralimpico la stessa grande attenzione che ci è stata riconosciuta fino a oggi, nella piena consapevolezza di quello che rappresentiamo: un contenitore sportivo dalla grande importanza tecnica-agonistica, ma soprattutto un agente sociale del Paese. E mi auguro anche altro».

“Sono vent’anni che spero ci sia il Ministero dello Sport”

L'incontro
Il presidente Luca Pancalli e la campionessa Bebe Vio (Ansa)

Ossia? «Che, con riferimento allo sport olimpico, si creino i presupposti per un positivo dialogo interistituzionale, e che si armonizzino le vecchie norme con quelle dell’ultima riforma del mondo sportivo, così che non rimangano ombre sul ruolo degli attori. Abbiamo tre grandi pilastri in Italia: il Coni, Sport e Salute, e il Cip, ciascuno dei quali deve essere garantito nelle proprie scelte politiche ed economiche. Credo che, per essere pienamente responsabile delle strategie di politica sportiva di alto livello, il Coni dovrebbe essere, su questo fronte, anche responsabile delle scelte relative ai contributi economici alle singole federazioni». Si augura che venga istituito un Ministero dello Sport? «Chi ha memoria, si ricorda che io sostengo da vent’ anni la necessità di tale ministero, che attribuirebbe valore alle politiche sportive e alle scelte di qualsiasi governo».

Grazie all’ultima riforma, atleti paralimpici potranno essere arruolati nei Corpi dello Stato. «E’ una straordinaria vittoria per loro e per il Paese in termini di civiltà. La riforma porterà, oltre che alla parità di trattamento tra atleti olimpici e paralimpici, alla certezza, per i secondi, di una collocazione lavorativa per il post carriera». Ha seguito la vicenda Egonu? «Sì, e mi sono convinto ancora di più che in Italia ci siano ancora sacche di ignoranza sul tema dell’inclusione, persino nello sport dove tanti successi provengono da italiani di seconda e terza generazione». Ha mai considerato di candidarsi alla presidenza del Coni tra tre anni? «Nulla me lo impedirebbe. E’ chiaro che le scelte personali sono sempre la sintesi di valutazioni globali sui ruoli che già si ricoprono. Il mio sogno sarebbe la fusione dei due comitati, olimpico e paralimpico, in uno solo. Fusione, non annessione. Ma una mia eventuale candidatura non sarebbe legata solo a questo sogno. In ogni caso, spero che chiunque andrà a presiedere il Coni proseguirà il dialogo che con Malagò abbiamo istituito in questi dieci anni»

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