Elezioni, risse e scandali: il Lazio imbarazza Letta e affossa i Democratici

Troppi dissidi, liti e polemiche interne, è l’ascesa e inesorabile discesa del principale partito di sinistra in una delle roccaforti d’Italia

Non c’è pace per Enrico Letta, costretto a fronteggiare l’ascesa del centrodestra e di Giorgia Meloni, la rimonta di Giuseppe Conte e del M5S e le gaffe del Partito democratico del Lazio. Nell’ultimo mese ne sono accadute di tutti i colori, scrive Il Tempo. L’invito a dedurre arrivato dalla Corte dei conti a Nicola Zingaretti per il caso delle mascherine fantasma è solo l’ultimo caso, ma ha la sua rilevanza. Perché il presidente della Regione Lazio è uno degli alfieri del Pd a Roma e nel Lazio in questa campagna elettorale in vista del voto di domani Zingaretti è candidato capolista nel primo collegio plurinominale Lazio 1, quello che comprende il centro di Roma, uno dei territori in cui il Pd dovrebbe ottenere più consensi. In queste settimane il governatore ha condotto una campagna elettorale piuttosto solitaria.

Il segretario
IL segretario del Pd Enrico Letta (Ansa)

Con tanto di slogan personalizzato – «Prima le persone» – e manifesti personalizzati. Mai una foto con il segretario Enrico Letta. Una strategia che ha un certo senso: massimizzare il consenso di Zingaretti per trainare la lista del Partito democratico, in crisi a causa di una campagna elettorale controversa: alleanze abortite; compagni di viaggio scomodi (Fratoianni e Bonelli – per dire – non hanno votato la fiducia a Draghi, sono contrari all’agenda di SuperMario e all’invio di aiuti militari all’Ucraina); programmi fatti «non per governare» ma per «salvare la Costituzione»; cervellotici algoritmi sulla spartizione dei collegi sciorinati in conferenze stampa surreali; comizi e dibattiti incentrati solo sul pericolo fascista con poche proposte concrete: il cambio della legge elettorale, la tassa di successione e quella patrimoniale, lo ius scholae, il Ddl Zan, una mensilità in più per i lavoratori. Roba da scoraggiare anche il più convinto e ottimista elettore Dem.

La storia di Ruberti il segnale della discesa

Il tripudio
Il segretario del Pd Enrico Letta (Ansa)

Fortuna che c’è Zingaretti. Almeno a Roma. Poi a luglio esce la classifica del Sole24Ore sul gradimento dei presidenti di Regione e il governatore del Lazio è penultimo. La maggioranza rossogialla con cui governa la Pisana scricchiola per la contrarietà del M5S a realizzare l’inceneritore di Roma fortemente voluto dal sindaco Gualtieri. Nei Comuni di Roma e del Lazio il campo largo affonda alle elezioni amministrative. E, da ultimo, la Corte dei conti chiede a Zingaretti di restituire oltre 11 milioni di euro andati in fumo per mascherine comprate e mai consegnate. I soldi? Mai restituiti. Alla vigilia delle elezioni politiche per Enrico Letta e il Pd è una mazzata mica da poco. Anche perché non è l’unico grattacapo scoppiato in campagna elettorale.

A metà agosto, ad esempio, Il Foglio ha pubblicato un video girato da un balcone il primo giugno – divenuto virale – in cui il capo di gabinetto del sindaco di Roma Roberto Gualtieri, Albino Ruberti, dà in escandescenze nel retro di un ristorante dopo un comizio elettorale per le elezioni comunali a Frosinone al quale aveva partecipato lo stesso Letta. «Inginocchiati o ti sparo», tuona «Rocky» a Vladimiro De Angelis, fratello di Francesco, big dei Dem ciociari e candidato alla Camera. Letta s’ indigna, parla di toni e parole inaccettabili. Francesco De Angelis rinuncia alla candidatura e Ruberti rimette il mandato di capo di gabinetto nelle mani di Gualtieri che accetta le dimissioni e lo sostituisce senza alcuna esitazione. Ma il caso non si sgonfia. Escono nuovi particolari della cena alla quale aveva partecipato anche la compagna dell’ex plenipotenziario del Campidoglio, la consigliera regionale Sara Battisti.

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