Tribunale va in vacanza, una bimba resta reclusa

La piccola Margherita fu separata dalla famiglia per colpa di una diagnosi errata, ma il giudice di Bologna riprenderà in esame il suo caso solo dal 5 settembre

Una storia terribile. E amara perché si tratta di una bambina che non potrà stare con la propria famiglia. Non sembra avere fine la storia triste di Margherita B., la “bimba rapita dalla giustizia“. Il 4 luglio Margherita ha compiuto 3 anni fra i topi e gli scarafaggi di una comunità assistita e due terzi della sua breve vita sono trascorsi tra affidi temporanei, assistenti sociali e scartoffie di tribunale. Il motivo? Una diagnosi sbagliata, i sospetti dei servizi comunali. E una giustizia minorile che sembra voler fare di tutto per impedirle l’esistenza normale di cui avrebbe diritto. L’inizio della storia di Margherita era stato raccontato dalla Verità lo scorso 31 maggio.

Decisione importante del tribunale di Pesaro
I tribunale non dovrebbero ami andare in vacanza, soprattutto nel caso di Margherita (Ansa Foto)

Tutto comincia nell’agosto 2020, quando la bambina, figlia di una coppia che dal Veneto si sta trasferendo a Ferrara, viene portata dai genitori – Giovanni e Roberta – in un ospedale in provincia di Rovigo perché le fa male una gamba. Una radiografia e una scintigrafia ossea, e una diagnosi di “fratture plurime“, fanno ipotizzare il tipico caso di violenze ripetute: Giovanni e Roberta vengono accusati di maltrattamenti e l’11 agosto 2020 Margherita viene presa dagli assistenti sociali e collocata presso due famiglie affidatarie. A nulla servono i proclami d’innocenza degli indagati, né le loro disperate richieste di affidarla ai nonni. Va meglio nel processo penale, dove i consulenti della difesa dimostrano velocemente che non s’ è trattato di “fratture plurime“, bensì di una normale gamba rotta, come può capitare in ogni famiglia. Quell’evidente “errore medico” convince il giudice a prosciogliere dalle accuse Giovanni e Roberta.

Una storia allucinante: da genitori violenti a maltrattati e senza la loro bimba

La povera Margherita ora è senza genitori a causa della superficialità dei medici che pensavano fosse stato maltrattata

La sentenza risale al 31 agosto 2021: dalla scomparsa di Margherita era già trascorso un anno. Da allora, però, la famiglia non si è mai ricomposta nella sua nuova casa di Ferrara. Al contrario, il Tribunale dei minori di Bologna, competente sull’Emilia Romagna, ha stabilito che Margherita dovesse essere collocata con la madre in una struttura protetta della campagna bolognese, e sotto il controllo dei servizi sociali. La vita in comunità, però, non ha nulla di positivo né per la madre, né tantomeno per la bimba. L’avvocato ferrarese Patrizia Micai, che difende la coppia e si batte perché torni alla sua vita normale, è convinta che Giovanni e Roberta siano le vittime di un castello di preconcetti e sospetta che i servizi sociali pretendano altro dai due genitori: “Vogliono l’ammissione di quei maltrattamenti mai esistiti“, dice, “e aspettano una confessione impossibile. Sperano che la reclusione aiuti. Ma a me questa pare una forma di tortura, bella e buona“. Ormai da sei mesi Margherita è costretta a vivere con sua madre nella comunità. L’avvocato Micai ha presentato più istanze per farle tornare a casa, ogni volta incassando i “No” del tribunale dei minori.

Il 18 luglio i giudici le hanno risposto chiedendole una nuova memoria dopo le ferie, il 5 settembre. “Ma visto che c’è di mezzo una bimba reclusa“, protesta Micai, “credo che avvocati e magistrati possano anche evitare di andare in vacanza. Nella stessa giustizia penale, quando c’è da decidere sulla sorte di un detenuto, non ci sono rinvii“. Così oggi l’avvocato è tornato alla carica con una nuova istanza, urgentissima, dove denuncia le “scarse condizioni igieniche della comunità”. Scrive che Margherita per tre volte, da febbraio a marzo, ha preso i pidocchi; che la stanza dove vive con sua madre è “piena di scarafaggi e di escrementi di topi“. Aggiunge che la bimba “è sacrificata e privata di tutte le opportunità di vivere le esperienze di vita familiare e sociale che i genitori sono in grado di consentirle“. Protesta perché Margherita, in comunità, è stata morsa più volte dagli altri bambini e soffre ingiustamente. Rivendica il suo “diritto di vivere la sua infanzia con la sua famiglia e a casa sua“. Una brutta storia. Ma al tribunale dei minori di Bologna qualcuno vorrà interrompere le ferie per occuparsi di Margherita, la bimba rapita dalla giustizia?

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