Mads Mikkelsen attacca il famoso “method acting”?

La sua presenza nell’attesissimo Animali Fantastici 3 – I segreti di Silente, in uscita il 13 Aprile, è stata accolta con grande entusiasmo dai fan della saga e ora Mads Mikkelsen ci dice cosa pensa di un particolare approccio alla professione dell’attore.

Il delicato dibattito, nel quale è entrato a gamba tesa l’attore danese, è quello relativo al famoso method acting. Questo metodo fu concepito nel corso degli anni trenta a partire dagli approfonditi studi di Konstantin Stanislavskij, per poi divenire la base teorica e pratica del Group Theatre, un’importante accademia di recitazione newyorkese. Il metodo consiste in una totale e viscerale immedesimazione, necessaria a veicolare con maggior efficacia e autenticità le molteplici sfaccettature di un personaggio interpretato. La gran parte delle testate giornalistiche ha riportato erroneamente le dichiarazioni di Mikkelsen, dipingendole come un deciso attacco al concetto generico di method acting; in realtà è evidente come l’attore abbia posto l’accento unicamente sulla diffusa estremizzazione del concetto elaborato da Stanislavskij, criticando quegli attori che indossano i panni del proprio personaggio persino fuori dal set: “E se fosse un film di m***a, cosa pensi di aver ottenuto? Sono impressionato dal fatto che tu non abbia abbandonato il personaggio? Avresti dovuto farlo cadere dall’inizio! Come ti prepari per un serial killer? Passerai due anni a controllarlo? I media dicono: “Oh mio dio, l’ha preso così sul serio, quindi deve essere fantastico; diamogli un premio”. Questo è il discorso, e tutti lo sanno, e così diventa una cosa importante”. L’affascinante dibattito vive di dinamiche talmente soggettive, che la ricerca di una verità assoluta risulterebbe semplicemente parziale.

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Ciò che è difficilmente discutibile, invece, sono le innumerevoli e mirabili performance scaturite dal method acting, tra le quali non si possono escludere le interpretazioni di attori che hanno portato la pratica dell’immedesimazione all’estremo, divenendo un costante tutt’uno con il proprio personaggio.

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