Baldoni, Agenzia Cybersicurezza: “Tecnologia come energia, dipendiamo dai russi”

Se la guerra fisica è delimitata da un punto di vista territoriale, quella cibernetica non conosce confini.

La guerra non è solo fisica, ma anche tecnologica. E bisogna stare attenti. A dirlo è Roberto Baldoni, Direttore Agenzia per la cybersicurezza nazionale. “La prima allerta che qualcosa di grave stava avvenendo, per gli attacchi alle infrastrutture ucraine, è del 14 gennaio. Un mese dopo, visto il crescere della minaccia, il Nucleo sicurezza cibernetica è entrato in emergenza. Da quel momento in poi abbiamo mandato circa 7000 comunicazioni sulle misure da adottare”, dice su La Stampa.

“Inviamo due bollettini riservati al giorno alle imprese e agli enti che sono nel perimetro della sicurezza cibernetica. E ogni tanto diramiamo raccomandazioni pubbliche, come sui fornitori tecnologici russi”, spiega l’esperto. Che poi pone in parallelo la questione della dipendenza energetica e quella della dipendenza tecnologica. “Il discorso della cybernetica sembra essere molto simile a quello sull’energia – dice – Infatti, ci affidiamo ai russi per la sicurezza telematica. L’Europa si è seduta per anni sulla globalizzazione. E così anziché sviluppare tecnologia europea, abbiamo accentuato le dipendenze dall’estero”.

Poi prosegue: “Ecco, anche sulle tecnologie digitali è necessario un’inversione di rotta. Non possiamo più dipendere per settori così nevralgici dall’estero. Occorre un’autonomia strategica nazionale, su base europea, per le tecnologie digitale”. Il discorso è valido sia per hardware che per software: “Tutta questa differenza non c’è più. Ci manca sia la tecnologia, che il capitale umano. Tra pubblico e privato ci servirebbero centomila esperti di sicurezza informatica. Ma siccome le università ne sfornano un numero limitato, servirebbero trent’anni per arrivarci. Progetti come il cloud nazionale sono strategici. Da una parte ci allevia la dipendenza tecnologica, dall’altra grazie ad un sistema di data center dislocati sul territorio, ma interconnessi, riduce la necessità in termini di esperti di sicurezza informatica”.

Se, insomma, la guerra fisica è delimitata da un punto di vista territoriale, quella cibernetica non conosce confini. “Abbiamo subito avvisato le piccole e medie imprese che avevano delocalizzato in Ucraina perché, se usavano lo stesso sistema di sicurezza informatica tra Ucraina e Italia, rischiavamo di risucchiare i virus all’interno del nostro Paese. Il perimetro di sicurezza cibernetica? – conclude – E’ un sistema di cui fanno parte enti governativi e grandi società di infrastrutture, energia, finanza, telecomunicazioni. Noi siamo il capomaglia e tutti insieme cerchiamo di proteggere la sicurezza nazionale”.

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