Tremonti: “Vi spiego quali sono gli errori che hanno portato al disastro”

Parla l’ex ministro dell’economia italiano, e svela perché dal suo punto di vista l’Occidente ha sbagliato con Putin. Un caso in cui per Tremonti “è la storia che fa la politica, e non viceversa”.

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Giulio Tremonti (Ansa)

Per Tremonti, quello che manca è una diplomazia competente, “del tipo che si faceva al tempo di Kissinger”, e non una visione ideologica, parziale e impositiva della realtà che rischia di portare tutti nel baratro. Perché se non la si comprende, la realtà fatta di storia e di geografia, è la realtà stessa che poi alla fine chiede il conto.

L’analisi del Prof. Tremonti e l’origine del conflitto

Intervistato dal quotidiano Il Giornale Tremonti, come suo solito, spariglia le carte e ribalta i piani di osservazione della realtà. Dura, tragica, quella della guerra che sta scoppiando ai confini del Vecchio continente. “Oggi, nella disputa sui confini tra Russia e Ue, c’è un vizio bilaterale”, spiega il professore ricordando i tempi dell’Urss, la potenza militare russa unita a quella ideologica, e l’ambizione che la stessa potenza di ideali potesse essere messa in campo anche dall’Ue, perché più attrattiva e superiore in termini di civiltà e di progresso.

La storia, purtroppo, sta andando in una direzione diversa e certamente inaspettata. Anche perché il corso degli eventi va diviso in tre diverse fasi. Il primo, quello venuto subito dopo il crollo del comunismo, in cui si mettevano finalmente le carte in tavola e si delineava quale avrebbe dovuto essere il futuro, immaginato, della Russia. Quello cioè che il modello sovietico venisse soppiantato da quello occidentale, capitalistico, consumistico e centrato sul mercato.

Un modello che però, col tempo, si dimostrò avere poco a fare con la cultura russa. E che a conti fatti non era che un gioco di apparenze e di specchi, dove mentre si insegnava la libertà e la democrazia pochi oligarchi cominciavano a privatizzare senza alcuna remore sulle conseguenze delle operazioni. “Questa è stata la prima fase del rapporto tra Occidente e Russia: pace punitiva e democrazia esportativa“, dice Tremonti, sottolineandone però le falle.

L’inizio della crisi arriva con il tentativo di intesa tra Ucraina e Ue

Poi ci fu l’entrata della Russia nel G7 e la fase in cui il gioco vide protagonisti Bush e Berlusconi, insieme a un’evoluzione positiva della realtà russa, impossibile da cambiare dalle fondamenta con uno schiocco di dita. “La visione era quella dell’Europa dall’Atlantico agli Urali, già la visione di De Gaulle e di Wojtyla“, racconta il professore, cogliendo gli aspetti positivi di quella fase. Un periodo distensivo in cui si guardava a cosa si aveva in comune, piuttosto che a ciò che divide. Rappresentato dal G7, un “corpus, unificato”. Dove sedeva anche la Russia.

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Poi però tutto crolla quando l’Ucraina cominciò a desiderare un accordo commerciale con l’Ue, ed è lì che per Tremonti ha inizio la crisi. “La Russia, non più legittimata dal G8, inizia a temere l’esportazione della democrazia nei suoi confini“. Democrazia che non può essere un modello impositivo, ma solo e soltanto che si costruisce dall’interno, in modo pacifico.

“Per dirla con Benedetto Croce, non esistono incidenti della storia, ma solo incapacità di capire i cambiamenti”, chiosa Tremonti, ponendo l’attenzione sulla cecità dell’Occidente nell’occuparsi molto più di “gender equality” che non di questione russa, di vedere al mondo con una “visione palingenetica” che parla di ambiente, sociale, digitale, ma dimenticandosi della realtà, quella più problematica. Ovvero Cina e Russia.

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Gli attacchi russi in Ucraina nella notte (Ansa)

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Una sorta di rimozione psicologica che ora si rischia di pagare a prezzo molto caro. Ora, con la pandemia, l’illusione di prenderne spunto per modificare il mondo a proprio piacimento non sta in piedi, e si comincia a coglierne i primi effetti. “Come nella Bibbia, la divinità punisce l’uomo che erige la Torre di Babele, togliendogli la lingua unica, così la pandemia ha hackerato il software della globalizzazione. Ha spazzato via il pensiero unico. E’ tornata la storia accompagnata dalla geografia”.

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