ESCLUSIVA – Cappato: “Eutanasia? Non è finita, vinceremo la battaglia”

Dopo la decisione della Corte costituzionale sull’inammissibilità del referendum per l’eutanasia, il promotore del Congresso mondiale per la libertà di ricerca ha parlato in esclusiva a Notizie.com: “Danno gravissimo alla democrazia”

È di ieri la decisione della Corte costituzionale riguardo l’inammissibilità del referendum in cui si chiede di depenalizzare l’eutanasia, in quanto “a seguito dell’abrogazione, ancorché parziale, della norma sull’omicidio del consenziente, cui il quesito mira, non sarebbe preservata la tutela minima costituzionalmente necessaria della vita umana“. In particolare viene poi fatto riferimento alle persone considerate “deboli e vulnerabili“, una scelta e una motivazione che non trovano d’accordo Marco Cappato, dell’associazione Luca Coscioni, che ne ha parlato in esclusiva a Notizie.com: “La motivazione che la corte costituzionale ha dato, cioè la tutela delle persone deboli e fragili, è più politica che giuridica”.

Marco Cappato
Marco Cappato, tesoriere dell’associazione Luca Coscioni (Ansa)

Il promotore del Congresso mondiale per la libertà di ricerca e della campagna Eutanasia legale ha poi aggiunto: “Si può sostenere, ed è quello che sosteniamo, che proprio per tutelare le persone deboli e fragili, gli si deve consentire di non subire come una tortura, una condizione di sofferenza contro la loro volontà. Ovviamente la mia è una posizione politica, ma il referendum serviva proprio a far scegliere il popolo italiano, tra chi pensa che al soggetto debole e fragile gli si debba consentire di scegliere e chi no. Invece si è deciso di cancellare un referendum convocato da un milione e 240mila persone“.

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“Danno gravissimo per la democrazia”

Marco Cappato
Marco Cappato annuncia che andrà avanti la battaglia per l’eutanasia in Italia (Ansa)

Cappato ha comunque già annunciato che la battaglia non si fermerà: “Le modalità dipenderanno dalle persone malate, da chi di loro deciderà di agire in modo pubblico per far valere i propri diritti. In quel caso noi saremo al loro fianco, se necessario anche con azioni di disobbedienza civile. Per aiutarli a ottenere, che sia in Italia o in Svizzera, il rispetto di quelli che riteniamo debbano essere dei diritti fondamentali“. Ma che nel nostro Paese faticano ad essere considerati come tali: “Noi abbiamo un ceto dirigente italiano e vaticano che sicuramente è istintivamente ostile. Sia all’esercizio delle libertà individuali, sia all’esercizio della democrazia e della partecipazione. Questo forse è il danno più grave che arriva dall’inammissibilità del referendum. Mentre sull’eutanasia noi continueremo, ora vedremo se ci sarà il referendum sulla cannabis, il danno più grave è per tutti e sta nella negazione di uno strumento che la nostra costituzione prevede e che sarebbe stato fondamentale riattivare. A maggior ragione dopo due anni di pandemia e di sospensione di molti aspetti della vita democratica. Ci avrebbe dato un grande aiuto, anche per partiti e istituzioni“.

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“Vinceremo questa battaglia”

Referendum
La Corte costituzionale ha giudicato inammissibile il referendum sull’eutanasia (Ansa)

Un altro aspetto da tenere in considerazione su questo tema è la crescente possibilità che le persone intenzionate a procedere con l’eutanasia ricorrano a vie clandestine: “Noi non facciamo una battaglia per l’eutanasia, ma per l’eutanasia legale contro l’eutanasia clandestina. E questa battaglia va avanti. Io penso anche che la vinceremo, perché la consapevolezza dell’urgenza di questo tema è sempre più grande. Le persone hanno vissuto e vivono che cosa significhi quello che stiamo dicendo. Nei palazzi istituzionali italiani questa consapevolezza non c’è. Ma in tutti i Paesi democratici che hanno scelto di legalizzare l’eutanasia, nessuno è tornato indietro. L’opinione pubblica non ha chiesto ai politici di rivedere le loro decisioni in Olanda, Belgio, Spagna, Lussemburgo, Canada o alcuni stati degli Stati Uniti. Perché? Perché con il progresso medico scientifico aumenta la durata media della vita delle persone, ma aumenta anche l’esigenza in alcune circostanze di poter decidere e basta, di potersi fermare senza soffrire“.

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