Il 2022 rischia di essere l’anno nero per il vino in Italia: i prezzi alle stelle

Allarme nel settore vinicolo: il prezzo finale del vino starebbe per subire un aumento piuttosto considerevole. Che fa preoccupare produttori e clienti. 

vino bicchiere
(Ansa)

La denuncia arriva attraverso un’analisi dell’Osservatorio The Wine Net, rete nata nel 2017 tra sette grandi cooperative italiane. Il 2022 del vino potrebbe iniziare tra pesanti rincari che rischiano addirittura di mettere in crisi il settore. 

Energia, trasporti, vetro, cartoni, tappi, il rincaro dei prezzi è su ogni fase della produzione, con gli aumenti di listino che vanno fino al 10 per cento per ognuno. Tra incrementi energetici e materie per il packaging, il rischio è quello di un incremento finale di costo al cliente del 20 o 30 per cento. 

Un colpo per l’intero settore del vino

Un salasso che rischia di ingenerare un duro colpo sull’intero settore. Per contrastare questa tendenza The Wine Net, di cui fanno parte sette delle più grandi cooperative italiane (Cantina Valpolicella Negrar – Veneto, Cantina Pertinace – Piemonte, Cantina Frentana – Abruzzo, Cantina Vignaioli Scansano – Toscana, CVA Canicattì – Sicilia, La Guardiense – Campania, Cantina Colli del Soligo – Veneto), ha deciso di avviare una campagna.

L’idea è quella di promuovere prodotti con uno sconto del 10 per cento nei dieci giorni che precedono la data di San Valentino, il 14 febbraio. Il balzo all’insù arriverà però dalla prossima primavera. Il rincaro medio calcolato è tra l’8 e il 12 per cento. C’è però chi si oppone a queste variazioni di prezzo.

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Una su tutti, è la Gdo, che non vuole aggiornare più volte i listini nel giro di pochi mesi. Sarebbe un brutto segnale alla clientela. Il rischio è quello di vedere una dietro l’altro una serie di brusche chiusure di rapporti, con i clienti che vedrebbero da un momento all’altro il proprio vino preferito scomparso dagli scaffali del supermercato sotto casa.

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Se la Gdo decidesse tuttavia di mantenere gli stessi margini di profitto, ciò comporterà un aumento del prezzo finale possibile fino al 30 per cento. Con alcuni vini che diventerebbero non più appetibili per i consumatori, e un miglioramento per il vino sfuso. Almeno nel primo periodo. Anche perché il grande rischio è nell’export.

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