Adam Driver confessa: “Maurizio Gucci è stato il personaggio più difficile da interpretare”

Adam Driver parla del suo metodo interpretativo, descrivendo come in House of Gucci, di Ridley Scott, stesse diventando un peso insostenibile.

Adam Driver è riuscito, nel corso degli ultimi anni, ad imporsi come uno degli attori più richiesti e considerati dell’elitario star system hollywoodiano.  Nonostante un esordio cinematografico di primo piano in J.Edgar (2011) di Clint Eastwood e la presenza in numerosi film di invidiabile caratura, come lo splendido Giovani si Diventa (2014) di Noah Baumbach, il suo volto inizia ad essere riconosciuto ai più soltanto nel 2015, in seguito all’interpretazione di Kylo Ren in Star Wars: Il risveglio della Forza. Da lì in poi, tra convinti detrattori e altrettanto risoluti sostenitori, seguiranno altre numerose collaborazioni con alcuni dei registi più quotati di sempre come Martin Scorsese, Spike Lee e Ridley Scott. Con quest’ultimo ha girato “recentemente” sia The Last Duel che House of Gucci, due dei film che hanno caratterizzato di più, nel bene e nel male, il 2021 cinematografico.

Maurizio Gucci è stato il personaggio più difficile da interpretare

Durante un intervista a W Magazine Adam ha parlato della sua esperienza interpretativa alle prese con il personaggio di Maurizio Gucci, dichiarando: “Non ho partecipato al party di chiusura di House of Gucci perché onestamente non vedevo l’ora di uscire dalla parte di Maurizio Gucci, non vedevo l’ora di levarmi il personaggio di dosso. In molti modi, Maurizio Gucci è stato il personaggio più difficile da interpretare. Io non vivo nel mondo di Maurizio, il modo in cui prende le cose più importanti che ha e le butta via, il suo modo di essere elegante: erano aspetti del suo carattere interessanti, ma dopo 14 ore al giorno nei panni di Maurizio Gucci ne avevo abbastanza”. L’approccio descritto dall’attore testimonia una vera e propria immedesimazione psicologica, tanto profonda da portare a dei confini fin troppo labili tra attore e personaggio, ma sopratutto ad una condizione mentale poco sostenibile nel lungo periodo.

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Probabilmente, oltre al suo innegabile talento, è proprio questa la caratteristica peculiare delle sue magnetiche interpretazioni che, al netto del gusto individuale, trovano costantemente il favore della critica.

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