È servito il test del dna per identificare i corpi di Diogo Jota e di suo fratello André Silva, perché erano completamente carbonizzati.
Una tragedia nella tragedia, che ha portato alla mobilitazione di un team di sostegno psicologico per affiancare la famiglia. Ma come funziona l’identificazione delle vittime in questi terribili casi?
Bisogna ricordare che l’incidente che ha portato alla morte del calciatore Diogo Jota e di suo fratello André Silva è avvenuto nelle prime ore di giovedì 3 luglio 2025. Lo schianto sull’autostrada A52, nei pressi del chilometro 65, nel Comune di Cernadilla, nella provincia di Zamora (nel nord-ovest della Spagna). Stando alle ricostruzioni i due fratelli viaggiavano a bordo di una Lamborghini Huracán.
Un pneumatico posteriore del veicolo sarebbe esploso durante una manovra di sorpasso. Questo avrebbe causato la perdita di controllo dell’auto, che è uscita di strada e ha preso fuoco. Il rogo ha reso molto complicato il riconoscimento delle vittime, identificate solo attraverso l’intervento dei familiari e analisi forensi, inclusi test del dna. Un processo lungo e straziante.
Caso di Diogo Jota, gli elementi per risalire all’identità
La targa della Lamborghini ha rappresentato un elemento chiave per risalire all’identità dei fratelli, ma la moglie di Diogo Jota, Rute Cardoso, è stata comunque chiamata per effettuare il riconoscimento di entrambi i corpi e degli effetti personali recuperati dal luogo dell’incidente. Anche se il corpo si trova in uno stato di carbonizzazione si procede quindi con il recupero di tutti i resti fisici presenti come le ossa, i denti e altri frammenti biologici.
Subito dopo sono cominciate l’analisi forensi. I resti delle vittime sono stati trasportati all’Istituto di Medicina legale e Scienze forensi di Zamora per l’autopsia. I risultati sono stati inviati all’Istituto nazionale di Tossicologia di Madrid per la conferma legale definitiva. Solo dopo queste procedure di identificazione, i corpi sono stati rimpatriati in Portogallo per i funerali e la sepoltura. Il tutto nel massimo rispetto delle persone decedute e dei loro familiari.
Insomma, tutto ciò che può essere recuperato viene trattato con dignità e conservato per la sepoltura o la cremazione. Nel caso del calciatore del Liverpool sembrerebbe non si sia proceduti con la cremazione. In generale, però, a seconda dello stato dei resti, questi vengono sistemati in un contenitore apposito, che poi viene posto nella bara. Anche nel caso non sia recuperabile alcun resto, viene comunque predisposta una bara simbolica o un’urna, in caso di cremazione.
Nella bara possono essere depositati oggetti commemorativi scelti dalla famiglia, effetti personali o un ricordo simbolico, come una foto. La bara, per ovvie ragioni, non può essere aperta. Infine, la famiglia può scegliere tra sepoltura in bara o cremazione. In caso di assenza di resti, si può optare per un funerale simbolico con un’urna commemorativa o una lapide in memoria.