Caso Euroclear: sul tavolo non c’è solo una causa civile, ma il futuro degli asset sovrani, il finanziamento dell’Ucraina e la credibilità dell’euro come valuta di riserva globale.
La Banca centrale russa ha avviato una causa contro il depositario Euroclear per oltre 18 miliardi di rubli, poco meno di 200 miliardi di euro. L’istituto di credito ha annunciato di aver preso questa decisione in merito alla questione degli asset congelati dall’Unione europea. 
Le azioni di Euroclear avrebbero danneggiato la Banca centrale, rendendo impossibile la gestione dei fondi. La Banca ha così definito “illegali” i piani della Commissione europea di utilizzare i beni congelati. Il Tribunale non ha ancora deciso se avviare le procedure relative alla causa. L’Italia ha preso le distanze dal prestito di riparazione dell’Unione europea all’Ucraina proveniente dall’utilizzo degli assetti russi congelati.
Belgio, Bulgaria, Malta e Italia si sono mostrate contrarie all’utilizzo degli asset. “Questo non vuol dire che la premier Giorgia Meloni sia contraria al prestito di riparazione”, ha affermato un diplomatico europeo, sottolineando la volontà di dare delle garanzie al leader della Lega e Ministro dei Trasporti, Matteo Salvini. La Danimarca, che ha la presidenza di turno del Consiglio dell’Unione europea, punta ad arrivare a un accordo sul prestito di riparazione.
Euroclear non è una banca e non presta denaro
Bisogna precisa che Euroclear, finito nel mirino dei russi, non è una banca e non presta denaro. Si tratta di uno dei più grandi depositari centrali di titoli al mondo, con sede in Belgio. È più che altro una infrastruttura tecnica del sistema finanziario, custodendo e registrando obbligazioni e titoli di Stato per contro di Banche centrali, governi, grandi investitori istituzionali. Prima del 2022, e dunque prima dell’invasione dell’Ucraina da parte di Mosca, la Banca centrale russa aveva investito una parte consistente delle sue riserve in titoli in euro, obbligazioni e strumenti finanziari.
Quando l’Ue ha imposto le sanzioni, Euroclear ha congelato automaticamente quei titoli perché obbligata a farlo. I beni per legge restano quindi di proprietà russa, ma non possono essere spostati, venduti o utilizzati. Si stima che circa 185–200 miliardi di euro di asset russi congelati siano oggi contabilizzati presso Euroclear. Le ipotesi sul tavolo, affinché la ricostruzione ucraina non gravi sui bilanci europei, sono di utilizzare solo gli interessi maturati sui beni russi congelati o di usare il capitale stesso.
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La prima opzione, già avviata, è più sicura sul piano legale. La seconda potrebbe violare il diritto internazionale, il principio di immunità delle banche centrali e minare la fiducia globale nelle infrastrutture finanziarie europee. La Russia potrebbe anche tentare di sequestrare beni di Euroclear in altri Paesi, aprendo una guerra legale transnazionale e mettendo in discussione il ruolo dell’Europa come luogo sicuro per custodire riserve sovrane.
“Abbiamo ascoltato i timori del Belgio e tutti coloro che erano seduti intorno al tavolo capiscono perfettamente le preoccupazioni. – ha detto Kaja Kallas, Alto rappresentante Ue per gli Esteri. La mia opinione personale è che se non andiamo avanti con il prestito di riparazione, a quel punto si toglie pressione dalle spalle del Belgio e ce lo accolleremmo tutti, perché a quel punto diventa una proposta europea, è l’Europa che sarà responsabile, non più il Belgio. Io spero che riusciremo a trovare una soluzione. Per il momento, sono ottimista”.





