Banda della Magliana, magistrati scomodi e apparati deviati: il caso Paolo Adinolfi, l’appunto di Emanuela Orlandi e le piste che nessuno volle seguire

Secondo il criminologo Mariano Angioni, Paolo Adinolfi potrebbe essere una delle vittime “eccellenti” degli anni ’90. Eliminato per il suo lavoro su dossier scomodi.

A suo tempo fu ipotizzata, pur senza prova alcuna, l’eliminazione del giudice Paolo Adinolfi in funzione dei delicati casi di cui si era occupato. Indagini legate alla criminalità organizzata, apparati statali deviati e complesse operazioni economico finanziarie”.

Così, in esclusiva per Notizie.com, il criminologo e generale dei carabinieri in pensione Mariano Angioni del comitato scientifico dell’Aicis, l’Associazione italiana criminologi per l’investigazione e la sicurezza. Il caso ormai è noto ai più. Nel complesso della Casa del Jazz di Roma si stanno effettuando operazioni di scavo. Si sospetta che possano esserci i resti del magistrato Paolo Adinolfi scomparso nel 1994.

Scavi sotto la Casa del Jazz di Roma
Banda della Magliana, magistrati scomodi e apparati deviati: il caso Paolo Adinolfi, l’appunto di Emanuela Orlandi e le piste che nessuno volle seguire (ANSA FOTO) – Notizie.com

In particolare si sta scavando nel punto in cui, sabato mattina, sono state fatte delle scansioni e dei rilevamenti. Sul posto carabinieri, guardia di finanza e polizia. I lavori, iniziati giovedì mattina, si stanno concentrando in un punto ben preciso attorno alla villa che un tempo era di Enrico Nicoletti. Quest’ultimo era considerato il cassiere della Banda della Magliana.

In questi giorni intensi si è fatto anche il nome di Emanuela Orlandi, in quanto il nome della ragazza più volte è emerso nelle inchieste riguardanti la banda. Proprio ieri dalla Commissione bicamerale di inchiesta sulla scomparsa della cittadina vaticana, è stato reso noto che è stato rinvenuto un appunto inedito di Emanuela. Ma andiamo con ordine.

Angioni (Aicis): “Indagini rallentate fino quasi a cadere nel dimenticatoio”

Le indagini – ci ha spiegato Angioni – svolte proprio su piste legate in particolare alla criminalità organizzata romana e alla scomparsa del magistrato, senza che venissero trovate tracce utili né il corpo della presunta vittima, hanno subito un progressivo rallentamento. Fino quasi a cadere nel dimenticatoio. Oggi sono riprese le ricerche per chiarire il mistero. Ritengo realistico pensare che magistrati impegnati in inchieste sensibili contro intrecci di criminalità organizzata, finanza oscura e apparati deviati possano essere vittime di azioni estreme, come l’eliminazione fisica. Soprattutto negli anni ’90 in Italia. Periodo segnato da forti tensioni e numerosi omicidi di magistrati”.

Le operazioni sono scattate su segnalazione dell’ex magistrato Guglielmo Muntoni. Muntoni ora è presidente dell’Osservatorio sulle politiche per il contrasto alla criminalità economica della Camera di Commercio di Roma. Una galleria sarebbe stata tombata e chiusa circa trent’anni fa. La Casa del Jazz, nata sulle ceneri di un bene confiscato alla malavita organizzata.

Scavi presso la Casa del Jazz di Roma
Angioni (Aicis): “Indagini rallentate fino quasi a cadere nel dimenticatoio” (ANSA FOTO) – Notizie.com

Gli elementi che potrebbero davvero riaprire un’inchiesta con basi concrete sul caso Adinolfi, dopo decenni di silenzio e archiviazioni, dovrebbero includere nuove testimonianze – ha continuato Angioni – oppure dettagli emersi da una rielaborazione degli atti storici che potrebbero aver assunto oggi una luce nuova. La riapertura concreta dell’inchiesta sembrerebbe spinta dalla volontà istituzionale di non lasciare il caso irrisolto. E dalla possibile scoperta di nuovi elementi tecnici e investigativi che, probabilmente, all’epoca non erano stati approfonditi.

Il collegamento con figure come Enrico Nicoletti, imprenditore romano indicato quale cassiere della Banda della Magliana, ci riporta a un contesto di criminalità organizzata che all’epoca della scomparsa di Adinolfi non fu, forse, ben approfondito. Una combinazione di scoperte fisiche (come resti o prove materiali sotto la Casa del Jazz), nuove testimonianze che riemergono o vengono rivalutate, e una più approfondita lettura degli atti, potrebbe far ripartire un’inchiesta con basi concrete”.

Il montaggio delle attrazioni e il regista di B-movies Bruno Mattei

Il senatore Andrea De Priamo, presidente della Commissione bicamerale di inchiesta sulla scomparsa di Orlandi, ha reso noto di aver rinvenuto un appunto di Emanuela. Nel documento la giovane fa riferimento ad una sorta di teatro-cineforum, Il montaggio delle attrazioni sito sulla via Cassia. A pochi metri dall’abitazione del defunto regista di B-movies Bruno Mattei.

Il nome di Mattei, nel corso dei lavori della Commissione, era emerso nell’ambito dell’audizione, il primo luglio scorso, di Alfonso Montesanti. All’epoca della scomparsa di Emanuela era il marito di Patrizia De Lellis, figlia dei coniugi Franco De Lellis e Giuliana De Ioannon, rispettivamente factotum e impiegata nella segreteria della direttrice della scuola di musica Ludovico da Victoria, frequentata da Emanuela. E amante del regista Bruno Mattei.

 

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La distribuzione geografica dei luoghi in cui sono avvenuti fatti misteriosi o criminali a Roma ha un peso significativo solo sulla memoria collettiva e criminale della città. – ha concluso il criminologo – Molti di questi luoghi sono carichi di storia. E portano la fantasia a intrecciare mito, tragedia e ricordi di eventi violenti o misteriosi. Questi luoghi assumono una dimensione simbolica forte perché attraverso di essi si connettono crimini e misteri a un contesto storico e sociale.

Si dovrebbe avviare, a questo punto, una analisi sociologica relativa alla percezione della sicurezza e alla reale situazione della criminalità nella Capitale confrontandola con la realtà degli anni ’90. Ma andremmo fuori tema con una disamina che affronta ben più della scomparsa di un magistrato.

Del resto non esiste un filo conduttore unico e provato che colleghi tutti gli omicidi più noti avvenuti negli anni ‘80/’90. Ma ci sono alcuni casi emblematici (Cesaroni, Orlandi per l’appunto, Filo della Torre, Di Veroli) che hanno attirato l’attenzione per la loro efferatezza e per la difficoltà di risolverli. Spesso alimentando teorie e sospetti su possibili collegamenti o presunti serial killer”.

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