I giorni che cambiano il Pacifico: Taiwan, la Cina e il Giappone che rompe il tabù della neutralità

Le parole della premier giapponese hanno superato una soglia che il Giappone non aveva mai varcato. Ovvero, definire un attacco cinese a Taiwan una minaccia alla “sopravvivenza nazionale”.

Yonaguni si trova di fronte alla costa orientale di Taiwan. I cieli dell’isola nelle scorse ore sono stati attraversati da presunti droni cinesi prima e da caccia giapponesi subito dopo.

Taiwan, tensione tra Cina e Giappone
Banda della Magliana, magistrati scomodi e apparati deviati: il caso Paolo Adinolfi e le piste che nessuno volle seguire (ANSA FOTO) – Notizie.com

Se Pechino decidesse di invadere Taiwan lo farebbe sulla costa occidentale, più adatta ad uno sbarco anfibio. Ma il Dragone guarda anche ad est perché “è dal lato di Yonaguni, che arriverebbero i rinforzi statunitensi, mobilitando forze significative provenendo dal Pacifico”. Così, in esclusiva per Notizie.com, Guido Alberto Casanova, ricercatore per l’Asia centrale dell’Ispi, l’Istituto per gli studi di politica internazionale.

Un territorio minuscolo a soli 110 km da Taiwan e a circa 150 km dalla costa cinese con meno di 1.700 abitanti, eppure l’episodio di Yonaguni la dice lunga sulle tensioni bilaterali in decisa crescita. La premier conservatrice Sanae Takaichi ha acclarato in queste ore le tensioni con la Cina suggerendo che un’azione della Cina contro Taiwan potrebbe provocare una risposta militare giapponese. La Cina si oppone al coinvolgimento di altri Paesi a Taiwan, in particolare degli Stati Uniti, che è il principale fornitore di armi all’isola autonoma. Pechino rivendica il territorio come proprio ed ha più volte affermato che deve passare sotto il suo controllo.

Si tratterebbe di una questione interna e di una sorta di linea rossa che “gli altri” non dovrebbero oltrepassare. Takaichi ha dichiarato che un blocco navale cinese o altre azioni contro Taiwan potrebbero essere motivo di una risposta militare giapponese. “Se ci sarà l’uso di navi da guerra e azioni militari, potrebbe a tutti gli effetti diventare una situazione che mette a repentaglio la sopravvivenza“, ha affermato. La nuova leader giapponese è una sostenitrice di lunga data di Taiwan, considera la Cina una minaccia crescente e ha ordinato un’accelerazione dei piani per aumentare la spesa militare del Giappone.

Casanova (Ispi): “Se prima, in media, 3 aerei su 10 superavano la linea, oggi circa 6-7 su 10 la oltrepassano

La Cina ha cambiato approccio verso Taiwan circa dieci anni fa, quando a Taipei, dopo otto anni di governo del Kuomintang, è arrivato al potere il Partito Progressista Democratico. – ci ha spiegato Casanova – Nel 2016 è stata eletta Tsai Ing-wen e, nel 2024, il suo successore Lai Ching-te (conosciuto in Occidente anche come William Lai). Quando Lai è stato eletto presidente, la Cina ha iniziato ad aumentare la pressione militare su Taiwan, perché il Partito Progressista Democratico è storicamente favorevole all’identità taiwanese e, nei suoi settori più radicali, anche a una dichiarazione formale di indipendenza.

Lai, in passato, si era definito ‘un lavoratore al servizio dell’indipendenza’, ma dal suo insediamento nel 2024 ha moderato molto la sua posizione. Oggi lui e il partito sostengono lo status quo e non hanno compiuto passi concreti verso un’indipendenza formale. Dal punto di vista cinese, però, l’arrivo al potere di un presidente che in passato si era dichiarato vicino all’indipendentismo è sufficiente per aumentare la pressione militare.

Questa pressione ha assunto diverse forme. Per esempio, l’attraversamento della linea mediana dello Stretto da parte degli aerei militari cinesi è avvenuto molto più spesso dopo l’insediamento di Lai, a maggio 2024. Se prima, in media, 3 aerei su 10 superavano la linea, oggi circa 6-7 su 10 la oltrepassano. L’invio di droni attorno a Taiwan rientra pienamente in questa strategia: intimidazione, raccolta di informazioni e addestramento operativo. I droni, come abbiamo visto in Ucraina, sono e saranno centrali in ogni conflitto moderno. Taiwan stessa ha appena istituito unità militari dedicate ai droni; la Cina, specularmente, fa lo stesso”.

Taiwan, tensione Cina e Giappone
Casanova (Ispi): “Se prima, in media, 3 aerei su 10 superavano la linea, oggi circa 6-7 su 10 la oltrepassano” (ANSA FOTO) – Notizie.com

I commenti di Takaichi hanno suscitato scalpore in Cina. Il Ministero degli Esteri di Pechino ha convocato giovedì l’ambasciatore giapponese per mettere in guardia contro qualsiasi ingerenza a Taiwan. La Cina ha poi preso di mira l’economia turistica giapponese. Ha emesso una notifica sconsigliando i viaggi in Giappone. La guardia costiera cinese ha annunciato di star pattugliando le acque intorno a un gruppo di isole disabitate rivendicate da entrambi i Paesi.

Yonaguni si trova di fronte alla costa orientale di Taiwan. – ha continuato il ricercatore Ispi – La costa pacifica taiwanese è montuosa e molto difficile per uno sbarco anfibio. La Cina, infatti, concentra le sue pianificazioni sulla costa occidentale dell’isola. Ma a est, dal lato di Yonaguni, arriverebbero i rinforzi statunitensi provenendo dal Pacifico.

I droni cinesi volano quindi anche da quel lato per conoscere il teatro dove dovrebbero contrastare l’arrivo degli alleati occidentali di Taiwan. Sul Giappone: fino al 2020 la maggior parte delle sue capacità militari era rivolta a nord, verso la Russia. Negli ultimi cinque anni, con pandemia, guerra in Ucraina e crescente pressione su Taiwan, il Giappone ha spostato asset verso sud, ha ampliato porti dual-use.

Già nel 2015 aveva reinterpretato l’Articolo 9 della Costituzione per permettere la ‘autodifesa collettiva’, che oggi include anche scenari riguardanti Taiwan. Le dichiarazioni della premier Takaichi, secondo cui un attacco a Taiwan minaccerebbe la ‘sopravvivenza del Giappone’, non sono casuali. È la formula giuridica che autorizza l’intervento delle Forze di Autodifesa”.

La Cina potrebbe non iniziare da un’invasione su larga scala”

Quattro navi della guardia costiera cinese avrebbero brevemente violato le acque territoriali giapponesi. Un’ulteriore preoccupazione per il Giappone sarebbe se la Cina dovesse limitare l’esportazione di componenti vitali per la produzione automobilistica e altri settori. La posizione del Giappone è complicata dalla sua costituzione post Seconda guerra mondiale. Costituzione che vieta l’uso della forza, tranne che per la difesa del proprio territorio. Le forze armate sono chiamate Forze di Autodifesa.

L’ex pemier Shinzo Abe è riuscito ad ampliare il mandato militare. Nel 2015 ha ottenuto l’approvazione parlamentare di una legge che consentirebbe al Giappone di intervenire in aiuto di un alleato, molto probabilmente gli Stati Uniti, in un conflitto che è considerato una minaccia esistenziale per il Giappone.

La Cina potrebbe non iniziare da un’invasione su larga scala. – ha concluso Casanova – Potrebbe invadere le isole minori controllate da Taipei e vicinissime alla costa cinese (Kinmen, Mazu). Oppure, più probabilmente, potrebbe tentare un embargo, visto che Taiwan importa tra il 97 ed il 98% del proprio fabbisogno energetico e ha scorte per poche settimane.

La Cina non è oggi pronta per un’invasione anfibia completa. Sta sviluppando capacità, ma non ha ancora tutte le pedine al loro posto. Le intenzioni, però, sono dichiarate: Pechino parla di ‘riunificazione pacifica’, ma non ha mai escluso l’opzione militare“.

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