Ancora una svolta nelle nuove indagini sul delitto di Garlasco: blitz all’alba nelle abitazioni dell’indagato Andrea Sempio ed in quella dell’ex procuratore di Pavia. Tutti i dettagli.
“Completa assenza di elementi a supporto delle ipotesi accusatorie a carico di Andrea Sempio”. È il 7 marzo 2017 quando la Procura della Repubblica di Pavia mette nero su bianco che la posizione di Sempio non può essere che archiviata. 
L’amico del fratello di Chiara Poggi, vittima del delitto avvenuto a Garlasco il 13 agosto 2007, esce per la seconda volta senza intoppi da un’inchiesta sull’omicidio, per poi rientrarci una terza volta quest’anno. E la “nuova” Procura pavese, insieme a quella di Brescia, vogliono vederci chiaro una volta per tutte, ricostruendo minuziosamente non solo il delitto che tiene col fiato sospeso l’Italia intera da più di diciotto anni, ma anche tutto ciò che è ruotato intorno alle indagini.
Indagini che hanno decretato un solo e unico colpevole: Alberto Stasi, allora fidanzato di Chiara, condannato in via definitiva nel 2015. Proprio i legali di Stasi hanno indicato Sempio all’epoca in un esposto come possibile autore alternativo dell’omicidio. Così se da un lato sul campo la nuova inchiesta va avanti con l’incidente probatorio e con le indagini su Sempio, indagato per omicidio in concorso, dall’altro i magistrati di Brescia hanno messo nel mirino l’ex procuratore di Pavia Mario Venditti e due carabinieri allora in servizio presso la polizia giudiziaria, Silvio Sapone e Giuseppe Spoto.
Il sospetto su Garlasco: archiviazione di Sempio frettolosa dopo la corruzione
Il sospetto è che la posizione di Sempio sia stata archiviata troppo frettolosamente per una presunta corruzione. All’alba di oggi carabinieri e guardia di finanza hanno effettuata diverse perquisizioni nelle abitazioni di Venditti, oggi in pensione, a Pavia, Genova e a Campione d’Italia, nelle case di due appartenenti alle forze dell’ordine, ora in congedo, e in quelle dei genitori e degli zii dello stesso Sempio. Nove in totale le persone raggiunte dal decreto di perquisizione.
L’ipotesi di reato per cui si sta procedendo è di corruzione in atti giudiziari. In ballo c’è “una somma indebita di denaro, nell’ordine di 20/30mila euro, per favorire Andrea Sempio”. Insomma per la pm bresciana Claudia Moregola e il procuratore capo Francesco Prete il magistrato sarebbe stato corrotto per scagionare Andrea Sempio. Come si è arrivati a tutto ciò? Le autorità giudiziarie stanno approfondendo alcune vecchie intercettazioni. E un appunto a penna su un blocchetto per appunti, attribuito a Giuseppe Sempio, padre di Andrea, rinvenuto il 14 maggio 2025: “Venditti / gip archivia X 20-30 euro”, con la data “febbraio 2016”. 
Un promemoria la cui data sarebbe stata erroneamente anticipata di un anno, visto che l’archiviazione è arriva solo nel 2017. Per i pm che stanno indagando le indagini su Sempio di allora sarebbero state caratterizzate da una serie di anomalie. In particolare ci sarebbe stata l’omissione da parte della polizia giudiziaria incaricata delle indagini della trascrizione di alcuni passaggi rilevanti delle intercettazioni ambientali.
Il 9 febbraio 2017, il giorno prima dell’interrogatorio, le forze dell’ordine ascoltano Sempio e suo padre Giuseppe mentre sono in auto. “Comunque ha detto che ti chiederà le cose che sono state depositate“, dice il padre. “Sì lo so“, risponde il figlio. “Se ti infila dentro qualche domanda che non…dici: guardi io non mi ricordo, son passati dieci anni“. Padre e figlio vengono intercettati anche il giorno successivo, subito dopo il brevissimo interrogatorio. I due si confrontano su quanto dichiarato agli inquirenti, con la famosa espressione “ne ho cannata una”.
Sempio sarebbe stato informato delle domande dell’interrogatorio in Procura
Nel discorso c’era anche il ritrovamento dello scontrino del parcheggio di Vigevano della mattina del 13 agosto 2007, quando è stata uccisa Chiara Poggi. Andrea dice: “A parte che erano dalla nostra…perché mi han fatto alcune domande che io ho capito perché me le facevano”. Sempio sarebbe quindi stato informato da qualcuno delle domande che gli sarebbero state rivolte. Ma non è tutto.
Sono già stati effettuati diversi accertamenti bancari, e i pm si sarebbero trovati di fronte aduna serie di movimentazioni anomale tra il dicembre 2016 e il giugno 2017. È emerso che le zie paterne di Andrea Sempio avrebbero emesso assegni per un totale di 43mila euro in favore del fratello Giuseppe. Successivamente, insieme al figlio, avrebbe prelevato in contanti un totale di 35mila euro. Perché nel 2017 non si sono approfondite le intercettazioni e sono stati tralasciati i conti di famiglia? L’archiviazione, da parte della Procura di Pavia, è stata richiesta il 15 marzo 2017 e accolta dal gip il 23 dello stesso mese.
C’è inoltre da tenere conto della posizione dei due carabinieri oggi in congedo. Secondo i pm bresciani quando Spoto ha notificato l’invito a comparire per l’interrogatorio, si sarebbe intrattenuto con Sempio “per un tempo assai esteso” di oltre un’ora. L’ex luogotenente Sapone è invece “risultato avere rapporti di particolare confidenza e correlazione” con l’allora pm Venditti. E avrebbe avuto un contatto sempre con Sempio prima di allora senza una “ragione investigativa correlata“.
L’avvocato di Alberto Stasi: “La gravità dei fatti contestati è inaudita”
“Siamo nel paradosso dei paradossi. – ha dichiarato Francesco Compagna, avvocato di Marco Poggi, fratello della vittima – Questo non è un colpo di scena. È una grande vicenda nella quale si ha l’impressione si combatta senza esclusione di colpi. I genitori di Chiara son sconcertati da quello che leggono, è una ferita che non si rimargina mai”.
“Onestamente le cifre di cui si parla nell’appunto che sarebbe stato trovato, 20 o 30mila euro, mi sembrano una base troppo esigua per un’ipotesi corruttiva di un professionista del genere. – ha commentato Massimo Lovati, legale di Sempio – I pizzini richiedono prima una perizia calligrafica per essere attribuiti a chicchessia”. “La gravità dei fatti contestati è inaudita“, invece per Antonio De Rensis, avvocato di Alberto Stasi.





