Alta tensione nei cieli della Danimarca, altri droni avvisati su due aeroporti e una base aerea. Il pugno duro di von der Leyen: “Sul tavolo c’è l’ipotesi di abbatterli”
La scena è la stessa di “sempre”: i droni sorvolano la zona, scatta l’allarme e dopo alcune ore si allontanano. Spariscono nel nulla e lasciano un mistero: chi è stato? A questa domanda, per ora, c’è solo una spiegazione: la Russia sta testando la capacità di risposta dei Paesi europei e allo stesso tempo intende alzare la tensione mentre è in corso la guerra in Ucraina.
Dopo la Polonia, la Romania e l’Estonia è arrivato ancora il “turno” della Danimarca nella notte tra il 24 e il 25 settembre. In questo caso gli obiettivi sono stati l’aeroporto di Aalborg, al Nord del Paese, quello di Esbjerg, uno dei più grandi dopo Copenaghen e la base aerea di Skrydstrup.
Anche stavolta gli aeroporti sono rimasti chiusi per alcune ore a causa dell’avvistamento dei velivoli senza piloti. “Non è stato possibile abbatterli”, ha dichiarato Jesper Bojgaard Madsen, ispettore capo della polizia dillo Jutland settentrionale. I droni “hanno sorvolato un’area molto vasta per due ore”.
Sui responsabili al momento resta un giallo: “Non abbiamo nulla da dire su chi li manovrasse”. La polizia dello Jutland meridionale ha fatto sapere di aver ricevuto diverse segnalazioni e stavolta l’avvistamento non ha causato problemi organizzativi negli aeroporti perché nella notte non erano previsti voli.
Sempre la polizia ha spiegato che questi velivoli circolavano nei cieli danesi “con le luci di navigazione accese“. Sono stati “osservati da terra, ma non è stato determinato di che tipo si trattasse”. L’intelligence è al lavoro per risolvere il mistero e “chiarire le circostanze” dell’accaduto.
Pochi giorni fa, il raid su Copenaghen e Oslo
Com’è noto, alcuni giorni fa l’aeroporto di Copenaghen e quello di Oslo sono rimasti bloccati per ore a causa dell’avvistamento di diversi droni. Il primo ministro Mette Frederiksen ha definito l’accaduto “l’attacco più grave alle infrastrutture critiche danesi”.
L’episodio della notte tra il 24 e il 25 settembre è in linea con l’escalation di vicende di questo tipo, la violazione dello spazio aereo e l’aumento degli attacchi informatici contro gli aeroporti europei. I Paesi vittime dei droni sono stati finora la Polonia, l’Estonia, la Romania, la Danimarca e la Norvegia
Nella giornata di sabato 20 settembre, un attacco hacker ai sistemi della società Usa Collins Aerospace che fornisce i servizi di check-in e imbarco, ha messo in ginocchio l’operatività degli aeroporti di Bruxelles, Berlino e Heathrow. Centinaia di voli cancellati e ritardi accumulati, a causa di un malware già noto alle autorità.
Il capo della Postale Ivano Gabrielli ha parlato di un attacco che potrebbe aver avuto “interessi nazionali ben precisi”, sferrato probabilmente da gruppi criminali russofoni oppure da attori statali.
Mosca nega la responsabilità. Von der Leyen: “Valutiamo di abbatterli”
Mosca ha spedito le accuse ai mittenti negando ogni coinvolgimento in tutti gli episodi. Ma fatto sta che la Danimarca ha annunciato di recente l’intenzione di dotarsi di armi di precisione a lungo raggio, per allontanare ogni minaccia della Russia negli anni a venire.
La presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen intende portare sul tavolo l’ipotesi di abbattere gli aerei di combattimento se altri episodi simili dovessero verificarsi in futuro. Lo ha detto a margine dell’Assemblea generale delle Nazioni Unite in corso a New York.
“Ogni centimetro di territorio va difeso, e questo significa che se si verifica un’intrusione nello spazio aereo, dopo gli avvertimenti, dopo essere stati ovviamente molto chiari, l’opzione di abbattere un aereo da combattimento che ha violato il nostro spazio aereo è sul tavolo”.