Pronta la maxi inchiesta sui siti sessisti, tutti i reati all’attenzione dei pm: chi è l’amministratore e come è stato “tradito dai gattini”

Lo scandalo dei siti sessisti in Italia ha fatto partire le macchine di diverse Procure, tra cui Roma e Firenze. Ecco cosa si sta prefigurando e chi c’è nel mirino di magistratura e forze dell’ordine.

Diffamazione a Firenze, revenge porn a Roma. Ma in realtà la lista dei reati su cui stanno ragionando i procuratori di mezza Italia in queste ore è impressionante. Va dalla diffusione illecita di immagini sessualmente esplicite al vilipendio delle cariche dello Stato.

Donna scioccata al computer, pronta la maxi inchiesta sui siti sessisti
Pronta la maxi inchiesta sui siti sessisti, tutti i reati all’attenzione dei pm: chi è l’amministratore e come è stato “tradito dai gattini” – Notizie.com

Il caso è quello che i media hanno già ribattezzato dei “siti sessisti”. Al centro delle inchieste delle Procure, Firenze e Roma in primis appunto, ci sono la piattaforma Phica.eu ed il gruppo Facebook Mia Moglie, entrambi chiusi dopo lo scoppio delle bufere. Nel capoluogo toscano gli inquirenti hanno aperto un fascicolo d’inchiesta per il reato di diffamazione ai danni della sindaca Sara Funaro.

La prima cittadina, infatti, ha presentato una denuncia poiché le sue foto, assieme a quelle di altre esponenti politiche, sono finite sulla piattaforma. Parallelamente i procuratori capitolini, che sono in attesa di una prima informativa da parte della polizia postale, hanno avviato un’ulteriore inchiesta dopo quella sul gruppo Mia Moglie. È probabile che tutti i procedimenti vengano unificati proprio a Roma sotto il coordinamento del procuratore aggiunto Giuseppe Cascini.

Siti sessisti, revenge porn e articolo 612-ter del Codice penale

Su Phica venivano pubblicate immagini di donne, spesso rubate e pubblicate senza consenso, con contenuti e commenti offensivi e insulti, ma non solo. La piattaforma ospitava anche scatti di politici, influencer e attrici. In diverse zone d’Italia magistratura e forze dell’ordine stanno raccogliendo denunce e segnalazioni. I reati per cui si potrebbe procedere sono molteplici. Come spiegato da Il Post, infatti, “moltissime delle cose che succedevano su Phica in base alla legge italiana si configurano come reati o, quanto meno, come illeciti amministrativi”.

Alcuni dei comportamenti, come il revenge porn, sono disciplinati dall’articolo 612-ter del Codice penale. L’articolo, introdotto nel 2019, riguarda la diffusione illecita di immagini o video sessualmente espliciti, reato punibile con la reclusione tra uno e sei anni, e con multe tra i 5mila e i 15mila euro. Da considerare ci sono anche gli illeciti amministrativi regolati invece dalle leggi sulla privacy. E ancora: la diffamazione per i commenti sessisti e volgari, l’istigazione a delinquere per i commenti che incoraggiavano allo stupro. Infine potrebbe configurarsi il vilipendio alle cariche dello Stato per le foto di figure istituzionali e l’estorsione per le richieste, emerse, di rimozione delle foto previo pagamento.

Mani al computer, pronta la maxi inchiesta sui siti sessisti
Siti sessisti, revenge porn e articolo 612-ter del Codice penale – Notizie.com

Sotto accusa sono finiti quindi sia il 45enne Vittorio Vitiello, gestore del sito Phica.eu, sia gli utenti che postavano sul forum e commentavano. Sulle loro tracce ci sono gli specialisti della polizia postale. Originario di Pompei ma residente in Toscana, Vitiello risulta titolare di una piccola società. L’azienda si occupa di eventi, pubblicità e campagne social, la Lupotto srl, con sede in Italia dal 2023. Già ascoltato dai magistrati fiorentini dopo la denuncia della sindaca Funaro, il 45enne è risultato nascondersi dietro gli pseudonimi BossMiao e PhicaMaster.

A scovarlo sono stati gli esperti di cyberintelligence Alex Orlowski e Jenny Paita e il giornalista di Domani Stefano Vergine. I tre hanno condiviso con la polizia postale le proprie ricerche. “Questa persona in tutto quello che scriveva, dagli screenshot di Phica a Telegram ai social agli avatar, pubblicava sempre dei gattini. – ha spiegato Orlowski – Anche uno dei suoi nickname, Bossmiao, tradiva la passione per i felini. Quando è scoppiato lo scandalo, ci siamo accorti che la prima cosa che ha fatto è stata togliere il gattino dal suo profilo di Telegram“.

Nelle ultime ore, intanto, sulla piattaforma è comparso un messaggio di aggiornamento che avverte: “Tutte le discussioni sono rimosse e a disposizione delle autorità competenti in caso di denuncia, con log e informazioni“. In un lungo post, inoltre, è stato ribattuto alle accuse di estorsione. Si tratterebbe, in realtà, di un servizio a pagamento di rimozione dei contenuti proposto a due persone su portali diversi da Phica al costo di circa 300 euro.

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