La Federal trade commission (Ftc) statunitense è pronta ad aprire un’indagine contro Alphabet, la società proprietaria di Google, per presunte discriminazioni nella gestione delle mail dei repubblicani.
“I filtri antispam di Gmail bloccano sistematicamente i messaggi inviati dai mittenti repubblicani”. Ne è sicuro Andrew Ferguson, nominato recentemente dal presidente Usa Donald Trump a capo della Federal trade commission (Ftc).
Ferguson in queste ore ha inviato una lettera per chiedere spiegazioni al ceo di Alphabet (la società che detiene il marchio Google ed i relativi prodotti e servizi) Sundar Pichai. Il caso ormai è però ormai scoppiato. I media americani, nel ricostruire la vicenda, hanno fatto riferimento ad alcune lamentele dei repubblicani al Congresso registrate già nel maggio scorso. Già allora i deputato avevano chiesto alla Ftc di indagare poiché le loro email finivano negli spazi dedicati allo spam.
“Se i filtri di Gmail – ha scritto Ferguson – impediscono agli americani di ricevere i discorsi che si aspettano o di donare come ritengono opportuno, i filtri potrebbero danneggiare i consumatori americani e violare il divieto di pratiche commerciali sleali o ingannevoli previsto dal Ftc Act. Ciò potrebbe portare a un’indagine della Ftc e a potenziali azioni esecutive”.
La Ftc ha informato Alphabet che potrebbe essere coinvolta in pratiche sleali o ingannevoli
L’ultima segnalazione all’autorità presieduta da Ferguson è pervenuta da Targeted Victory. Quest’ultima è una società di consulenza e pubbliche relazioni che in passato ha collaborato con il Comitato nazionale repubblicano e con l’azienda X di Elon Musk.
Secondo Targeted Victory Gmail segnala come spam le email che rimandano alla piattaforma di raccolta fondi repubblicana WinRed. Non accadrebbe lo stesso con le email che rimandano alla piattaforma democratica ActBlue.
La Ftc, insomma, ha informato Alphabet che potrebbe essere coinvolta in atti o pratiche sleali o ingannevoli. Non è la prima volta che i repubblicani segnalano che le cause conservatrici verrebbero osteggiate dalle grandi aziende tecnologiche. Già nel 2023 la Commissione elettorale federale ha indagato e alla fine ha respinto, con una decisione bipartisan, un reclamo di parzialità secondo cui Gmail avrebbe favorito i candidati democratici.
Alle accuse di presunte discriminazioni informatiche e digitali a cui ha risposto Jenn Crider, portavoce di Google. “I filtri antispam di Gmail – ha fatto sapere Crider – prendono in considerazione una serie di segnali oggettivi. Ad esempio se le persone contrassegnano una determinata email come spam. O se una determinata agenzia pubblicitaria invia un volume elevato di email che vengono spesso contrassegnate dalle persone come spam. Questo vale per tutti i mittenti, indipendentemente dall’ideologia politica. Esamineremo questa lettera e non vediamo l’ora di collaborare in modo costruttivo“.