“Tornare all’immunità parlamentare”, arriva la proposta di legge per tornare a prima di Tangentopoli: cosa cambia per i politici

Depositata in Cassazione una legge di iniziativa popolare per ripristinare l’articolo originario della Costituzione sull’immunità parlamentare. La parola ai promotori. 

Trentadue passi indietro nel tempo fino al 1993. Erano gli anni di Tangentopoli, e deputati e senatori dell’epoca decisero di modificare l’articolo 68 della Costituzione sull’immunità parlamentare.

La Fondazione Einaudi e i Radicali Italiani depositano in Cassazione la legge per tornare all'immunità parlamentare
“Tornare all’immunità parlamentare”, arriva la proposta di legge per tornare a prima di Tangentopoli: cosa cambia per i politici – notizie.com

Mani Pulite scoperchiò i segreti di una classe politica corrotta, implicata in un sistema di tangenti legate agli appalti pubblici. Cittadini e molte forze politiche chiesero a gran voce una riforma che mettesse fine all’immunità parlamentare per evitare che i politici inetti ne abusassero.

Oggi, una legge di iniziativa popolare punta a ripristinare l’articolo 68 ed è già stata depositata in Cassazione dalla Fondazione Luigi Einaudi, i Radicali italiani, il magazine online L’Europeista e altri movimenti civici.

Fondazione Einaudi: “La nostra battaglia è culturale”

La richiesta è tornare al testo originario della Costituzione. “I nostri Padri costituenti hanno voluto l’articolo 68 non per consentire ai parlamentari di tutelare amici e colleghi di partito, ma perché effettivamente vi era, come vi è tutt’ora, la necessità di un riequilibrio dei poteri dello Stato”, si legge in una nota a firma di Giuseppe Benedetto, presidente della Fondazione Einaudi.

Per questo, quella che avviamo oggi è una battaglia culturale”. L’obiettivo è il raggiungimento delle 50mila firme per un referendum così da “avviare nel Paese un dibattito sul senso e sul valore delle istituzioni, istituzioni di cui l’attuale ceto politico sembra non avere più l’orgoglio e dunque neanche il coraggio di difendere”. 

Cosa diceva l’articolo 68 prima del 1993 e cosa dice oggi

Secondo la versione originale dell’articolo 68, l’autorità giudiziaria doveva chiedere l’autorizzazione alla Camera di riferimento per poter eseguire un procedimento penale o per procedere con arresti e perquisizioni nei confronti di un parlamentare.

La modifica del 1993 invece, prevede che un giudice possa avviare un procedimento penale nei confronti di un deputato o senatore senza chiedere l’autorizzazione della Camera di riferimento. In più introduce nel testo dell’articolo le intercettazioni, che nella versione precedente non erano menzionate (per le quali serve l’autorizzazione a procedere del Parlamento). Resta uguale invece, il criterio dell’insindacabilità, secondo cui i parlamentari “non possono essere chiamati a rispondere delle opinioni” e la regola secondo la quale, per procedere ad arresto o perquisizione serve l’autorizzazione della Camera di riferimento.

Giuseppe Benedetto, presidente della Fondazione Einaudi
Cosa diceva l’articolo 68 prima del 1993 e cosa dice oggi (Foto di Fondazione Einaudi) – notizie.com

Ma perché, secondo i promotori, è così importante tornare all’articolo 68 nella sua forma originaria? Lo abbiamo chiesto a Giuseppe Benedetto, presidente della Fondazione Luigi Einaudi. “Il testo scritto dai padri costituenti è stato modificato sull’onda del primo populismo emergente, e spiantato dal cuore, cioè senza l’autorizzazione a procedere. Così facendo, la classe politica provò a salvare se stessa, ma ha affossato il Paese”. Questa è stata la sua risposta.

Per Benedetto, la modifica dell’articolo 68 ha squilibrato il sistema dei poteri legislativo, esecutivo e giudiziario, “tutto a favore” di quest’ultimo. E questo ha portato “i guai di questo trentennio”.

Ma perché? “Tutti i magistrati oggi iniziano procedimenti nei confronti dei parlamentari senza più chiedere l’autorizzazione alla Camera di appartenenza, magari distruggendo le loro carriere e forzando gli equilibri parlamentari. Quando si comincia a indagare una serie di deputati e senatori, questi ovviamente si indeboliscono, non hanno più autorevolezza. E magari poi l’indagine termina nel nulla”. 

Benedetto a Notizie.com: “Vogliamo proteggere il Parlamento, non i parlamentari”

Ma il senso di questa legge di iniziativa popolare non è proteggere i parlamentari. L’obiettivo, spiega Benedetto a Notizie.com, è “proteggere il Parlamento in quanto istituzione”. 

Tuttavia, un dubbio è lecito: i promotori escludono categoricamente che possano verificarsi altri casi come Tangentopoli? “Gli scandali, dopo quella vicenda, sono continuati, non sono mai finiti. E non finiranno sulla base delle norme penali o a principi costituzionali di questo tipo. È provato, ad esempio, che pur aumentando le pene non diminuiscono i reati”, ci ha risposto Benedetto. “Poi, guardi… lo scandalo sarà perseguito comunque, ma con le modalità previste in Costituzione. Finita la legislatura, il procedimento ricomincia senza più la garanzia dell’immunità parlamentare”.

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