Ha creato orrore e scalpore in Italia il caso della messa in vendita online delle immagini dell’esame autoptico di Chiara Poggi, vittima del delitto di Garlasco. Ma com’è potuto accadere? E come e perché si registrano le autopsie?
Nelle scorse ore il Garante per la Privacy è intervenuto duramente e d’urgenza per bloccare la diffusione di un video contenente le immagini dell’autopsia di Chiara Poggi, la 26enne vittima del delitto di Garlasco, avvenuto il 13 agosto 2007.
L’interesse mediatico per l’omicidio ha ripreso quota negli ultimi mesi per via della nuova inchiesta avviata dalla Procura della Repubblica di Pavia, che sta indagando su Andrea Sempio, amico del fratello di Chiara, ipotizzando il concorso in omicidio con il fidanzato della 26enne Alberto Stasi (già condannato a sedici anni di carcere) o con altri.
L’intervento del Garante si è reso necessario anche come monito: “L’Autorità avverte i media e i siti web – si legge in una nota – che l’eventuale diffusione delle immagini risulterebbe illecita in quanto in contrasto con le Regole deontologiche dei giornalisti e la normativa privacy”. Non è ancora del tutto chiaro chi sia finito sotto la lente del Garante per la Privacy, ma in molti hanno puntato il dito contro lo youtuber Gianluca Spina, ex poliziotto.
Autopsia di Chiara Poggi online, indaga anche la Procura di Pavia
In sostanza le immagini dell’autopsia sarebbero state inserite da Spina, che ha però sottolineato di non aver ancora ricevuto alcuna comunicazione dal Garante, in una sua masterclass. Si tratta di corsi online venduti a pagamento. “Oggi, senza che mi sia stato notificato alcunché, mi addebitano il provvedimento. Quindi domani sarò l’autore del delitto”, ha scritto Spina sui suoi profili social.
Sul caso delle immagini online, comunque, è in corso un’inchiesta parallela della Procura di Pavia. L’obiettivo è capire come il video sia stato estratto da archivi ospedalieri o della polizia scientifica, chi effettivamente lo ha messo in rete e con quale scopo. È bene chiarire che le autopsie vengono registrate con procedure che includono video, fotografie e referti scritti per motivi scientifici, legali e giudiziari.
Lo scopo è documentare in maniera accurata e oggettiva tutta la procedura, da cui emergono elementi per indagini, processi e perizie. Raramente le immagini finiscono per essere di pubblico dominio. In tempi recenti è accaduto per i casi di Stefano Cucchi e di Aldo Naro, ma in entrambi i casi si è trattata di una scelta precisa dei familiari per smuovere l’opinione pubblica e le istituzioni in casi giudiziari complessi e delicati.
La registrazione dell’esame autoptico fa parte delle prove tecniche irripetibili che identificano le cause della morte, i segni di violenza, le dinamiche. Foto e video garantiscono la trasparenza delle procedure e la completa tracciabilità delle attività medico-legali. Spesso, infatti, i risultati vengono riesaminati da altri consulenti o da una controparte.
Registrazioni delle autopsie, i rigidi protocolli di sicurezza
Inoltre, in ambito accademico, alcune registrazioni vengono impiegate a scopo didattico per formare medici legali. I contesti sono comunque rigorosamente controllati con tanto di anomizzazione del corpo. Il custode principale delle registrazioni è proprio il medico legale, che ha il dovere di conservarlo in archivi protetti, sia fisici sia digitali. Si tratta di una catena di custodia rigida che serve per evitare fughe di dati, violazioni della privacy o diffusione illecita, appunto.
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Solitamente. video, foto e referti sono archiviati in server cifrati, accessibili solo da personale autorizzato. I server sono sotto la gestione delle Asl competenti, degli ospedali o delle Procure. Inutile dire che ogni accesso è registrato e tracciato e nessuno può prelevare materiale o anche solo visionarlo senza un’esplicita autorizzazione. Stesso discorso vale per le duplicazioni.
Se l’autopsia assume un rilievo penale le registrazioni passano alla polizia scientifica, che segue protocolli interni ancor più severi della medicina legale. In questo caso si parla addirittura di archivi blindati. Per tutti questi motivi, e per il rigore etico assoluto che insiste sulla materia, violazioni e falle nelle catene di custodia sono rarissimi. Eventuali fughe di materiali possono avvenire solo in caso di negligenza, operatori infedeli, accessi illegali in strutture mal protette o non cifrate.