Dazi Usa e cambiamento climatico, il grido dell’agricoltori italiani: “Viviamo nell’assoluta incertezza”

Dazi Usa e cambiamento climatico: è un momento complicato nel mondo agricolo italiano. La parola a Nicola Gherardi, nella giunta nazionale di Confagricoltura.

Incertezza. È proprio questa la parola che racchiude ciò che negli ultimi mesi sta vivendo il mondo dell’agricoltura italiana. Dazi Usa e cambiamento climatico sono i due fattori alla base di questo sentimento che accomuna gli imprenditori, impossibilitati a fare previsioni a lungo termine.

Un contadino raccoglie il raccolto in un campo all'aperto
Dazi Usa e cambiamento climatico, il grido dell’agricoltori italiani: “Viviamo nell’assoluta incertezza” – notizie.com

Se lei mi avesse telefonato tre giorni fa, ci saremmo detti cose completamente diverse”, dichiara ai microfoni di Notizie.com Nicola Gherardi, nella giunta nazionale di Confagricoltura. Una frase pronunciata un po’ per scherzo, ma che in realtà è il riassunto di una difficile verità del settore agricolo italiano.

Sul fronte internazionale, ogni mattina l’Europa si sveglia con una nuova (e spesso diversa) dichiarazione di Donald Trump. Nel momento in cui si scrive Bruxelles è in attesa di ricevere una lettera dagli Usa, un nuovo ultimatum: negoziati o tariffe più alte.

Rimaniamo dalla nostra parte, completamente pronti per concludere un accordo di principio con gli Usa”, dice un portavoce dell’Europa. E mentre l’incertezza impera, come al solito ci sono i cittadini, gli imprenditori, a pagarne le conseguenze. E a tranquillizzarli non è bastato neppure l’accenno di Trump degli ultimi giorni a più miti consigli nei confronti dell’Europa.

Con i dazi al 10%, perdite di oltre 2 miliardi per gli imprenditori agricoli

L’incertezza per un imprenditore è un elemento drammatico, perché nessuno è in grado di programmare le produzioni per l’estero“, spiega Gherardi. E questa incertezza non riguarda solo l’Italia e l’Europa, ma anche gli Usa: “Lo strumento dei dazi è completamente inesplorato dal punto di vista dei risultati che rischiano di trascinarsi sulle varie economie. Il ritorno immediato sarà sicuramente negativo e il sentimento di incertezza ci accomuna a tutti coloro che lavorano anche negli Usa con i nostri prodotti”. Un sentimento questo, che si è diffuso fin dai primi minuti successivi all’annuncio dei dazi in tv di Donald Trump.

Una contadina ha appena raccolto il grano
Con i dazi al 10%, perdite di oltre 2 miliardi per gli imprenditori agricoli – notizie.com

“Qualche giorno fa si parlava di tariffe molto più rilevanti. Poi si è diffusa l’ipotesi di un accordo sui dazi al 10%. A quel punto, è sembrato quasi che il problema non esistesse più”, commenta ai nostri microfoni Gherardi. “In molti hanno gridato a una soluzione. Per noi invece, rimane un problema molto grave, perché si traduce in un miliardo, un miliardo e mezzo di danni all’esportazione dei prodotti agricoli”. Anche perché le stime precedenti delle imprese imprese italiane erano superiori al 20%: più di 2 miliardi.

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I dati dicono che l’Italia è una potenza economica. Quindi “serve un’azione più decisa”

Si tratta di una cifra importante, alla luce del fatto che il primo Paese non europeo di destinazione delle esportazioni agricole per l’Italia sono proprio gli Stati Uniti, con una percentuale dell’11,4%. Secondo un report di Confagricoltura di aprile di quest’anno, nel 2024 l’export agroalimentare italiano ha raggiunto il valore più alto di sempre di 69 miliardi e un incremento annuo del 7%.

L’esportazione dei prodotti agricoli però, ha già subito un netto calo, passando dal 30% al 13%. Con i dazi Usa, le merci più a rischio sono il vino, l’olio, i formaggi e i cereali.

I beni di lusso non sono a rischio, “ma non esportiamo solo quello”

Si ritiene che un’incidenza di 5 o 6 euro su una bottiglia di vino famosa che viene venduta negli Usa a più di 30 euro, sia minima. Ma il nostro export non è fatto solo di prodotti pregiati. Questo meccanismo inciderà anche su quelli a basso costo, che potrebbero avere delle contrazioni importanti”, spiega ancora Gherardi a Notizie.com.

Grano in un campo
I beni di lusso non sono a rischio, “ma non esportiamo solo quello” – notizie.com

Forse i beni di lusso saranno i meno colpiti. Ma il vino esportato negli Usa non è esclusivamente di nicchia”. L’Italia e l’Europa sono potenze economiche, “noi siamo tra i produttori più importanti al mondo. Trump non può trattarci come crede, al di là della storicità dei nostri rapporti”. La palla dunque, per Confagricoltura, dovrebbe passare alla politica: “Serve un’azione più decisa, per far capire agli Usa quelli che sono gli standard europei. Adesso pare che Trump abbia modificato un po’ il suo approccio, staremo a vedere”.

Le conseguenze del cambiamento climatico nell’agricoltura

Ma come detto la questione dei dazi non è l’unica che colpisce il settore agroalimentare italiano. L’altro problema, forse più grande perché irrisolvibile, è il cambiamento climatico.Il raccolto si fa una volta all’anno. E la nostra produzione è sotto il cielo di fronte a questi eventi estremi, così repentini”. Soprattutto, anche in questo caso, imprevedibili: nel Ferrarese e in Pianura Padana non erano quasi mai state registrate temperature di 40 gradi, che hanno messo a repentaglio la produzione agricola.

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Il clima incide sia sulla quantità sia sulla qualità del raccolto e quando il termometro sale sopra i 32 gradi, “le piante rimangono vive, ma non producono”. A pagarne le conseguenze sono principalmente le colture completamente esposte agli andamenti stagionali, quindi quelle all’aperto come il grano. “Dai primi dati che abbiamo, in provincia di Ferrara si evince una perdita di produzione superiore al 20%”, spiega ancora Gherardi ai nostri microfoni. “Oggi le quotazioni del grano sono sostanzialmente basse, ai limiti della sopravvivenza economica dell’impresa”. 

La difesa fitosanitaria

Il problema riguarda tutta l’Italia, dalla siccità del Meridione al cambiamento repentino del meteo al Nord, tra piogge insistenti e lunghi periodi asciutti. A ciò si aggiunge anche un altro tema: quello legato alla difesa fitosanitaria: “Con una riduzione dei principi, ci troviamo a confrontarci con un mercato straniero che rispetta regole diverse dalle nostre, molto meno stringenti”.

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