“La crescente diffusione di marketplace online, e-commerce e social media ha reso più facile per i truffatori vendere prodotti non certificati”.
È l’allarme che arriva, in esclusiva per Notizie.com, dal Consorzio di tutela della mozzarella di bufala campana in occasione della Giornata mondiale contro la contraffazione che si celebra oggi giovedì 12 giugno 2025.
La mozzarella di bufala è uno dei prodotti italiani più colpiti dal mercato del falso e dal fenomeno dell’italian sounding. Si tratta della tecnica che utilizza nomi e brand evocativi del nostro Paese per pubblicizzare determinati beni ma che in realtà di Made in Italy non hanno nulla. Uno degli esempi più famosi è il parmesao sudamericano. In passato ci siamo occupati anche del caso di Nina, un modello di Intelligenza Artificiale dotato di un virtual scan che analizza i contenuti presenti online per scovare i tentativi di contraffazione.
Stando agli ultimi dati forniti da Coldiretti nel mondo più due prodotti agroalimentari tricolori su tre sono falsi senza alcun legame produttivo ed occupazionale con il nostro Paese. Comportando un grave danno economico e di immagine per la filiera nazionale. Un business che potrebbe peraltro trovare un’ulteriore spinta dall’eventuale imposizione di dazi sull’agroalimentare Made in Italy.
Raimondo in esclusiva per Notizie.com: “Nessuna certificazione sugli standard di qualità”
Solo nel 2024, il Consorzio di tutela della mozzarella di bufala campana ha effettuato 3.752 controlli, concentrando una parte significativa di queste verifiche online. E i numeri parlano chiaro: sono stati 475 i casi di falso segnalati. Tra i produttori delle 475 mozzarelle “fake” ritirare dalla vendita, molti erano non autorizzati a usare il termine mozzarella di bufala campana dop per commercializzare. Alcuni venditori hanno addirittura falsificato il logo dop o hanno usato versioni simili per dare l’illusione di autenticità.
“E anche nei casi in cui il prodotto non utilizzava direttamente l’acronimo dop (denominazione di origine protetta), – ci ha spiegato Domenico Raimondo, presidente del Consorzio – la confezione riportava comunque terminologie che evocano tale denominazione, come mozzarella di bufala. Di fatto, però, non c’era alcuna certificazione riguardante gli standard di qualità e le specifiche previste dal consorzio di tutela”.
Secondo i dati di un report del Consorzio, oltre il 75% dei casi di frode alimentari riguarda le piattaforme di vendita più popolari (come Amazon, eBay). Qui i controlli possono risultare difficili da implementare. Il 12% delle violazioni, invece, è stato individuato su e-commerce specifici, mentre l’11% su social media.
“C’è l’impegno massimo nella vigilanza e nella trasparenza, – ha concluso Raimondo – consapevoli che proteggere il marchio e la qualità della mozzarella di bufala campana dop è fondamentale non solo per il consumatore, ma anche per l’intera economia del settore”. Basta spostarsi in un’altra regione, com la Toscana, per comprendere ancora meglio i danni della contraffazione. Il valore globale del solo tuscany sounding ha raggiunto gli otto miliardi di euro. Gli Stati Uniti in questo caso sono i “leader” della falsificazione. Ma le imitazioni dei prodotti italiani sono molto diffuse in tutto il globo, dall’Australia al Sud America, ma anche sul mercato europeo.
Contraffazione, la raccolta firme promossa da Coldiretti
Tra i prodotti oggetto di imitazioni, contraffazioni o attività illegali nel mondo, scovati e denunciati in questi anni, ci sono il Chianti tarocco, il sangiovese Tuscan Moon. E poi il wine kit per farsi il vino a casa. Ma anche il salame Usa Toscano o il Fennel pollin saleme, la palenta prodotta in Serbia e la finocchiono. Ed ancora il tuscany Cheddar australiano ed il tania toscano ed il tuscany olive oil.
Coldiretti ha promosso una raccolta di firme (che trovate qui) per una legge popolare. L’obiettivo è garantire l’introduzione dell’obbligo dell’indicazione del Paese d’origine in etichetta su tutti i prodotti alimentari in commercio nell’Unione Europea. “Solo così – hanno spiegato dalla Confederazione coltivatori diretti – sarà possibile porre fine all’inganno dei prodotti stranieri spacciati per tricolori. Un inganno permesso dall’attuale norma del codice doganale sull’origine dei cibi”.