Indulto e amnistia per chi sconta condanne e residui di pena inferiori a due anni: la proposta del Garante dei detenuti del Lazio per ridurre il sovraffollamento.
L’ultimo dato arriva dal Garante dei diritti dei detenuti del Lazio e riguarda le persone recluse in carcere per scontare condanne e residui di pena inferiore a due anni. Al 31 maggio sono 16.568 i detenuti in questa condizione: “Tanti quanti sono ospitati in eccesso nelle nostre carceri”.
A parlare, in una nota, è Stefano Anastasia, Garante dei detenuti del Lazio, secondo il quale il problema potrebbe essere risolto con “un provvedimento di indulto”. In questi casi si tratterebbe di una clemenza concessa a pena ormai quasi definitivamente scontata o inferiore a due anni. E sarebbe utile anche a ridurre il problema sovraffollamento nelle carceri italiane.
Problema questo, di cui abbiamo già parlato molte volte proprio su queste pagine e che Anastasia ha denunciato con numeri alla mano. A fine maggio i detenuti erano 62.761, cioè 11.437 in più rispetto alla capienza complessiva e 16.016 in eccesso sulla base dei posti effettivamente disponibili. Questo significa che “in cento posti vivono in media 134-135 persone”.
In questo modo la vita già difficile del carcere si complica, mettendo a rischio la convivenza ma anche le condizioni dei detenuti. Quanto a quest’ultimo punto, lo stesso Garante nazionale dei detenuti in un report risalente al mese di febbraio ha evidenziato come l’aumento dei suicidi in carcere sia anche collegato alle situazioni difficili e di solitudine in cui sono costretti a vivere i detenuti.
La posizione del ministro Nordio su indulto e amnistia
Il Garante nazionale ha presentato un documento-appello al ministro della Giustizia Carlo Nordio, contenente un decalogo di buone prassi per migliorare le condizioni della detenzione. Su indulto e amnistia però, il Guardasigilli non ha intenzione di cedere il passo e per risolvere il problema del sovraffollamento ha in progetto di aggiungere nuovi posti nelle carceri italiane.
E proprio un capitolo sugli istituti di detenzione è contenuto nel decreto sicurezza, diventato legge nei giorni scorsi dopo l’ok del Senato. Il provvedimento ha introdotto il reato di rivolta e quello di resistenza passiva in carcere.
Più detenuti non corrisponde affatto a nuove assunzioni da parte della polizia penitenziaria, che è costretta spesso a lavorare il doppio. “In alcuni casi, uno-due poliziotti, soprattutto nei turni notturni, devono far fronte alle istanze di cento, centocinquanta detenuti”, scrive Anastasia nella nota.
La riforma delle carceri, per il Garante del Lazio comincia proprio con la riduzione del sovraffollamento, mettendo in pari il numero dei detenuti con quello dell’amministrazione penitenziaria. Anche per “garantire un trattamento dignitoso e un’offerta di sostegno e di opportunità formative e lavorative idonee” ai percorsi verso il reinserimento nella società.
Anastasia: “Nelle carceri viene violata costantemente la Costituzione”
Un “numero chiuso in carcere, peraltro auspicato dal Comitato europeo per la prevenzione della tortura”. Ma prima di avviare una vera riforma del sistema, bisogna risolvere il problema nel breve periodo. “L’amnistia e l’indulto sono gli unici strumenti straordinari, rapidi ed efficaci previsti dalla Costituzione, che richiedono il consenso di maggioranza e opposizione”, scrive ancora Anastasia.
Risolto il problema del sovraffollamento, la politica potrà poi “tornare a dividersi sul futuro, ma almeno avranno guadagnato il tempo per realizzarlo e avranno posto termine a questa costante violazione della Costituzione che si sta consumando nelle nostre carceri”.