Il sistema delle carceri italiane è al collasso. Di per sé non è una notizia, eppure probabilmente dovrebbe esserlo, ogni giorno.
Non è un caso che più e più volte Papa Francesco ha ricordato e abbracciato i carcerati, rinchiusi in strutture sovraffollate carenti di organico. Il 27 dicembre scorso il Pontefice ha aperto la Porta Santa nel carcere di Rebibbia, definito dal Santo Padre “una basilica”.
“Il grado di civiltà di un Paese si misura osservando la condizione delle sue carceri”, affermava il filosofo francese Voltaire nel ‘700. Se ci dovessimo soffermare su questo assunto, potremmo ben dire che l’Italia sta messa male. A ricordarcelo, stavolta, è Gianni Alemanno che in queste ore ha scritto una lunga lettera al giornale Il Tempo, firmandola con un altro detenuto, Fabio Balbo. Bisogna infatti ricordare che l’ex sindaco di Roma ed ex ministro, è stato arrestato il 31 dicembre scorso dopo la revoca dei servizi sociali.
Alemanno deve scontare una pena a un anno e dieci mesi per finanziamento illecito e traffico di influenze illecite: l’ambito è l’inchiesta Mafia Capitale. “La politica, stando in silenzio su quello che avviene in carcere, – scrive Gianni Alemanno – dimentica che la nostra Costituzione è stata scritta anche da chi per le proprie idee politiche ha vissuto le sofferenze della detenzione”. Sono molteplici i temi affrontati dall’ex sindaco della Capitale, a partire dal populismo del “buttiamo via la chiave”.
Spesso, infatti, si confondono i concetti di certezza della pena e della sicurezza, in maniera forse artatamente distorta. Chi minaccia “la sicurezza pubblica sono i delinquenti in libertà non raggiunti dall’azione penale, spesso perché tutelati dalle lobby”, afferma Alemanno. La rieducazione, obiettivo ultimo della detenzione penitenziaria, è quantomai lontano. Senza dimenticare che nelle carceri italiane si trovano oggi ancora anziani e persone con problemi mentali e dipendenze. I tassi di sovraffollamento vanno dal 150 al 200%.
L’ex ministro ha poi affrontato i temi dell’indulto e dell’amnistia, sottolineando che esistono anche altre forme procedurali per alleggerire il sovraffollamento (una condizione che aumenterebbe anche il tasso di suicidi in cella, ai massimi storici). “C’è un intero cimitero di leggi e di sentenze della Corte costituzionale che, per un’incomprensibile severità dei giudici di sorveglianza, non vengono applicate”, continua Alemanno. La lettera poi si chiude con l’appello al Ministro della Giustizia Carlo Nordio e a tutte le forze politiche l’apertura di un Tavolo di lavoro per ridurre il sovraffollamento carcerario e l’insostenibilità della condizione dei detenuti. E con l’appello affinché “non cadano nel vuoto gli appelli di Papa Francesco che sono gli stessi di trent’anni fa di San Giovanni Paolo II“.
Bergoglio: “Io porto nel cuore i carcerati”
Proprio gli appelli del Santo Padre, ricoverato in questi giorni al Policlinico Gemelli di Roma per una polmonite bilaterale, risuonano quanto mai attuali. Dopo l’apertura della Porta Santa proprio a Rebibbia, dov’è attualmente rinchiuso Alemanno, Jorge Maria Bergoglio è stato intervistato da Fabio Fazio a Che Tempo Che Fa. “Io porto nel cuore i carcerati, – aveva detto allora il Pontefice – ogni giovedì santo quando ero nell’altra diocesi andavo a lavare i piedi in un carcere, l’ho fatto anche da Papa, mi fanno tenerezza. Tutti noi abbiamo delle cadute nella vita. Una caduta ti può portare all’altra, al delitto, a fare una cosa brutta. Noi siamo stati salvati. Dobbiamo ringraziare e andare da loro a dare conforto. Non dimenticate i carcerati, molti fuori sono più colpevoli di loro”.
A maggio del 2024, invece, Bergoglio ha incontrato i 592 detenuti della Casa Circondariale di Montorio a Verona. “La vita è sempre degna di essere vissuta, e c’è sempre speranza per il futuro, anche quando tutto sembra spegnersi. – aveva affermato in quell’occasione il Papa – Nei momenti peggiori, non chiudiamoci in noi stessi: parliamo a Dio del nostro dolore e aiutiamoci a vicenda a portarlo, tra compagni di cammino e con le persone buone che ci troviamo al fianco”.