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Andrzej Żuławski I film di un cineasta scrittore: intervista ad Alessandro Romano

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Matteo Fantozzi

Andrzej Żuławski è uno dei registi più controversi della storia del cinema, abbiamo intervistato Alessandro Romano che ha pubblicato “I film di un cineasta scrittore” per Shatter Edizioni.

Il critico ci ha raccontato un lavoro molto dettagliato che ripercorre le tappe della vita del grande artista polacco classe 1940 scomparso a Varsavia nel 2016 e autore di grandi film come Possession e La terza parte della notte.

Andrzej Żuławski, intervista ad Alessandro Romano (ANSA) Notizie.com

Regista controverso e pieno di simboli, come ti sei avvicinato a lui?
Scoprii Żuławski per caso, avevo circa 17 anni, ma ero già un grande appassionato di cinema e di letteratura. All’epoca leggevo tutto quel che potevo di letteratura russa – e di matrice slava in generale – e, grazie ad un mio insegnante, anch’egli cinefilo, vidi Possession, prestatomi in formato VHS. Fu la folgorazione. Non avevo mai visto niente del genere: questa potenza visiva, piena di simboli, ma in fondo vivida ed efficace, mi sconvolse, rendendomi curioso di conoscere altre sue opere. Per quanto riguarda le controversie, qualsiasi artista di una certa importanza è controverso, a mio avviso, perché cerca di fare quello che vuole, evitando il più possibile compromessi, per quanto sia molto difficile.

Dopo averlo scoperto intimamente hai deciso di scrivere un libro, come è nato?
Il libro nacque dalla tesi presentata nell’ultimo anno della triennale del D.a.m.s. di Padova, molto lunga per essere il lavoro conclusivo di una laurea breve, dal momento che raccolsi tutto il materiale che mi fu possibile. In seguito, provai a contattare diverse case editrici per pubblicare questo lavoro, senza esito alcuno. Poi, un paio d’anni fa, l’incontro con Shatter Edizioni, che si disse immediatamente interessata alla pubblicazione. Presi la tesi e aggiunsi ancora materiale, dato che – nel frattempo – erano uscite altre pubblicazioni su Żuławski. Si era risvegliato l’interesse per la sua opera, in particolare dopo la sua scomparsa, avvenuta nel 2016.

Intervista ad Alessandro Romano (Notizie.com)

Qual è il suo film che ti ha colpito di più e perché?
È una domanda molto difficile a cui rispondere. Dopo aver iniziato a girare film io stesso, credo di poter dire che il film cui mi sento più intimamente legato sia La Femme Publique. I motivi sono molteplici, ma i principali risiedono nella costruzione “a specchio” (in cui il film principale si riflette nella messa in scena di un altro film), nel perno centrale costituito da un personaggio femminile, nel ritmo e nelle tematiche, tra cui una miscela tra riflessione filosofica ed erotismo.

Qual è la prima cosa che guardi all’interno di un film?
Avendo fondamentalmente una formazione letteraria ed attoriale, mi sento molto legato ad opere che abbiano una forte componente narrativa e privilegino un lavoro importante in fase di scrittura. Tuttavia, il cinema è primariamente azione, quindi la sceneggiatura, pur forte, deve trovare sempre un corrispettivo in una messa in scena che la esalti, trasformandola da pagina scritta in vita. Allo stesso modo vale per la questione recitativa: se si sbaglia il cast, il film non funziona, anche se si è molto bravi a muovere la m.d.p.

E nei film di questo regista?
Di certo ciò che mi accomuna ad Andrzej Żuławski sono i temi che sceglie di trattare: storie d’amore appassionate, il caos del mondo, la riflessione metafisica, il connubio inscindibile tra eros e morte, la creazione artistica e il dualismo tra finzione e realtà.

Pensi che oggi ci sia qualcuno in grado di provare a raggiungerlo?
Credo che ogni regista faccia storia a sé, come anche ogni essere umano. Sarebbe inutile paragonare lui ad altri registi di altre nazioni ed altre epoche, perché il luogo e il tempo in cui viviamo ci condizionano sempre e comunque. Tuttavia, ci sono degli autori che stilisticamente possono essergli accostati, anche se la caratteristica peculiare di Andrzej Żuławski è la capacità di mettere assieme temi forti con una messa in scena funambolica ed una direzione degli attori unica nel suo genere: in questo nessuno mi pare gli assomigli, al giorno d’oggi. Semmai sarebbe interessante accostarlo ad altri cineasti-scrittori come Neil Jordan o Pedro Almodòvar (o anche lo stesso Pier Paolo Pasolini), che hanno sempre accompagnato il lavoro cinematografico a una considerevole produzione letteraria.

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Matteo Fantozzi