Paul Newman, 15 anni fa se ne andava l’uomo dagli occhi blu

Quindici anni fa se ne andava Paul Newman, uno degli attori più iconici e idolatrati del secondo novecento.

Era il 26 Settembre del 2008, quando gli occhi più famosi della storia del cinema si chiusero per l’ultima volta. Quindici anni fa, ci lasciava Paul Newman, colui che nell’immaginario collettivo, rimane probabilmente il divo più iconico di sempre.

Paul Newman – Notizie.com

Insieme a pochi altri, tra i quali si può senza dubbio citare Marlom Brando, Paul Newman fa parte di quella rarissima specie di attori che sono riusciti nell’improbabile impresa di eguagliare la propria bellezza, con un’intensità interpretativa difficilmente ripetibile.

Un Dio travestito da attore o un uomo travestito da Dio?

A prescindere dai gusti, oramai inevitabilmente modificati dall’evolversi dei modelli, Paul Newman ha rappresentato un punto di riferimento ineguagliabile in fatto di stile, eleganza e carisma fisico. Il portamento, la capacità di indossare qualunque capo come fosse all’ultima moda e, soprattutto, uno sguardo semplicemente irripetibile, fecero letteralmente uscire fuori di testa svariate generazioni di spettatori e spettatrici, rapiti dalla magnetica bellezza di quel giovane originario dell’Ohio. Ciò che colpiva, tuttavia, non erano semplicemente dei lineamenti oggettivamente gradevoli, ma una commistione di fattori: l’armonia dei movimenti, la sensualità e, paradossalmente, un tormento esistenziale, che veniva costantemente estrinsecato proprio da quelle splendide biglie blu, in grado di catturare anche la più flebile traccia di luce presente in una stanza.

Pual Newman a Venezia – Notizie.com

La perpetua ricerca della perfezione, dell’eccellenza ne sancirono anche la forte dipendenza dall’alcol, cosa che, da un certo punto di vista, alimentò quella sensazione di eroe maledetto. Se a tutto ciò aggiungiamo un talento difficilmente ripetibile, ecco che si delineano piuttosto chiaramente i lineamenti di una leggenda. Un uomo destinato a donare al mondo un idolo da divinizzare, una figura a cui aspirare, che, di fatto, era carica di un significato ultraterreno, difficile da sostenere per un essere umano. Si può dire in un certo senso, che la sofferenza di Paul sia stata il prezzo da pagare per permettere alle masse di sognare, ammirare e illudersi di poter raggiungere una minima parte del fascino emanato da quel fragile uomo dagli occhi blu. Un’icona, a cui è stato negato sin troppo spesso di essere umano, per alimentare i dogmi della novecentesca religione del divismo, di cui Newman, suo malgrado, si ritrovò a interpretarne il Dio.

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