Lo sfogo di Gabriele Paparelli: “Basta morti nel calcio. E’ un problema culturale”

Il figlio di Vincenzo Paparelli, ucciso prima di un derby nel 1979, commenta l’assassinio di un tifoso di 22 anni in Grecia, prima di una gara di Champions League

“Spero un giorno di non dover mai più commentare notizie di questo tipo, ma onestamente non so se quel giorno arriverà mai”. Gabriele Paparelli, figlio di Vincenzo, tifoso della Lazio ucciso allo stadio Olimpico poco prima di un derby il 28 ottobre del 1979, commenta in esclusiva ai microfoni di Notizie.com l’uccisione di un tifoso dell’Aek Atene poco prima della sfida di Champions League con la Dinamo Zagabria.

Gabriele Paparelli in esclusiva a Notizie.com commenta l’ennesima tragedia prima di una gara di calcio – Notizie.com

Il 22enne è stato accoltellato a morte nella notte alla periferia di Atene durante una rissa con ultras della Dinamo Zagabria. Negli scontri, avvenuti non distanti dallo stadio che avrebbe dovuto ospitare il match di Champions League tra i due club ci sono stati anche sei feriti. La Uefa ha rinviato la gara. “Stavo leggendo poco prima della tua telefonata questa notizia e come al solito sono rimasto basito. Il pensiero che ancora oggi ci si ammazzi per le vie di una città a causa della rivalità tra tifoserie è incredibile. Avevo anche pensato di scrivere qualcosa sui social, però poi mi sono fermato”.

Per quale motivo?
“Perchè già faccio fatica a decifrare e a commentare ciò che accade in Italia. Pensare di andare dietro a quello che accade tra certe tifoserie che culturalmente sono  avezze a scontri e risse, è quasi impossibile. Dentro di me ho pensato: ed ora che scrivo? Credo esista un odio radicato tra certi gruppi. Io ho un timore”.

Quale?
“Che certe persone non capiranno mai che è necessario fermarsi ed evitare queste situazioni. Io ho paura che ci saranno ancora tanti morti a causa di scontri tra tifoserie. Si tratta di cultura, di mancanza di rispetto. Purtroppo questa cosa mi rattrista tanto e come sempre, il mio primo pensiero va alla famiglia di questo ragazzo, che leggevo aveva 22 anni. Il loro dolore è terribile”.

Gli scontri ad Atene poco prima della gara di Champions League – Notizie.com

Impossibile quindi sperare che ad un certo punto si smetterà di parlare di morti in uno stadio, o vicino ad uno stadio?
“Io me lo auguro con tutto il cuore. Soprattutto in Italia, anche se esistono ancora tante situazioni a rischio. E la possibilità che ci scappi il morto c’è sempre. Ma in certe nazioni è ancora peggio. Quando certi gruppi greci, turchi, serbi si muovono, c’è sempre tanta paura che possa succedere qualche cosa. Molti sfogano nel calcio le frustrazioni che vivono in Patria. Lo stadio è sempre uno specchio della società”.

Nel cuore di Gabriele Paparelli la lettura di queste notizie cosa comporta?
“Una ferita che si riapre. Stavo riflettendo se scrivere o meno qualcosa, ma sono stato avvolto da una grande tristezza”.

 

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