Boris Becker lascia il carcere: “Ho visto la morte in faccia”

Il tre volte campione di Wimbledon è stato estradato in Germania la settimana scorsa dopo aver scontato i primi otto mesi di galera

L’ex campione di tennis, in lacrime, ha raccontato in una lunga intervista alla tv tedesca Sat 1 l’incubo del carcere, le minacce di morte, la paura di non farcela, ma anche la lezione di vita che la galera gli ha impartito.

L’ex campione di tennis tedesco Boris Becker – Ansa foto

Boris Becker è un ex tennista tedesco, soprannominato Bum Bum per l’esplosività del servizio e l’abilità nel serve-and-volley, è il più giovane vincitore nella storia del Torneo di Wimbledon maschile, avendolo vinto per la prima volta a 17 anni. Ha vinto in totale 6 tornei del Grande Slam, 3 ATP Finals, 2 Coppe Davis, 2 World Team Cup.

Minacciato anche di morte

Il campione tedesco di sei titoli Slam è stato rilasciato dal carcere di Huntercombe, in Inghilterra, dove sarebbe dovuto rimanere per 2 anni e mezzo per scontare una condanna per bancarotta fraudolenta. I suoi avvocati, però, sono stati bravi a sfruttare il cavillo secondo cui i cittadini stranieri condannati a più di 12 mesi di reclusione possono essere rimandati nel paese d’origine, e così è stato. Becker ha voluto raccontare la sua esperienza carceraria ai microfoni dell’emittente tedesca Sat 1 non nascondendo le paure e le ansie per un periodo della sua vita davvero difficile: “Ho visto la morte in faccia quando due detenuti mi dissero di volermi uccidere. Uno mi ha spiegato esattamente come lo avrebbe fatto se non avessi fatto questo o quello aggiungendo di essere riuscito ad entrare in confidenza con altri tre detenuti “che mi hanno salvato la vita, per fortuna ho avuto l’appoggio di quei tre compagni”.

Boris Becker ha vinto 6 titoli del Grande Slam in carriera .-

Il carcere una lezione di vita

Nel corso dell’intervista, il 55enne Becker, estradato in Germania dopo aver scontato soltanto i primi otto mesi della pena inflittagli dai giudici, ha raccontato che il tempo passato in prigione gli ha insegnato “una dura lezione, molto costosa, molto dolorosa. In prigione non sei nessuno, solo un numero”, ha raccontato l’ex tennista, “il mio era A2923EV. Nessuno mi chiamava per nome o per cognome ma solo con il numero di matricola, a nessuno frega niente di chi sei”.

Ha ammesso che la sua permanenza in carcere è stata un vero e proprio incubo, fino ad ammettere di essere quasi impazzito: “lì devi prenderti cura di te stesso. E’ un posto estremamente affollato, sporco, pericoloso, con assassini, offerte sessuali, spaccio di droga, ogni genere di cose” Ma ha anche confessato che è molto cambiato nell’approccio alla vita: “Penso di aver riscoperto la persona che ero una volta, tutto questo mi ha  insegnato qualcosa di importante e buono. E che alcune cose accadono per una ragione“.

 

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