Bernardeschi, la felicità a Toronto: “Mi volevano due club, ma in Italia il calcio è ossessivo”

L’ex calciatore della Juventus, ora in MLS con il Toronto FC, racconta i momenti che lo hanno portato a scegliere il Canada abbandonando la Serie A.

Protagonista assoluto in MLS. Entusiasmo a mille, il suo e quello dei tifosi del Toronto FC. Federico Bernardeschi esaltato dalla scelta estiva, a mesi di distanza dalla firma con il club canadese non ha avuto il minimo ripensamento.

Federico Bernardeschi
Federico Bernardeschi con la maglia del Toronto FC (Instagram)

Anzi: “In Italia viviamo il calcio forse più come un’ossessione. Ovviamente si gioca per i tifosi, dobbiamo anche essere grati a questo, però nella vita ci devono essere sempre dei limiti. A volte, dico purtroppo, noi li abbiamo un po’ superati”. Intervista rilasciata a Dazn. Sta segnando con una regolarità impressionante nel campionato statunitense, si diverte e diverte gli spettatori che nel frattempo si gustano anche gli altri due italiani Criscito e Insigne: “Devi avere un po’ la mente aperta per fare un’esperienza simile, non l’avrei mai scelto se prima non fossi venuto a vedere com’era. Potevo restare in Italia, mi hanno contattato due grandi club, ho preso l’aereo con scritto Toronto, non lo sapeva nessuno. Non è Los Angeles o New York, dove vai in vacanza. Era difficile immaginare che andassimo a Toronto. Mi sono portato Deva per far sì che, qualora fosse uscito qualcosa, avrei avuto la scusa di essere con mia moglie e la bambina per fare due giorni di vacanza”. 

La Juve e il rigore nella finale dell’Europeo

Federico Bernardeschi
Una foto di Bernardeschi con la maglia della Juventus (Ansa Foto)

L’esperienza con la Juventus si è conclusa con la scadenza del contratto: “Avevo 23 anni quando sono entrato nello spogliatoio della Juve, non c’erano altri della mia età. Buffon, Chiellini, Barzagli, Bonucci, Khedira, Marchisio, Matuidi, Mandzukic… Sono giocatori che hanno vinto il Mondiale, la Champions… Di cosa parliamo? Grazie a quello spogliatoio ora sono così ora. Con personalità, carattere, ma grandissimo rispetto”.

Infine rigore segnato nella finale dell’Europeo: “Uno la personalità, se ce l’ha, ce l’ha sempre. Mi sarei sentito male con me stesso a non calciarlo, il mister chiede chi se la sente, in pochi se la sono sentita, questo lo posso assicurare (ride, ndr). Non avere il coraggio di calciarli, secondo me, è peggio di sbagliarli, nonostante tutto il dispiacere del mondo. Quando le cose vanno male esce chi sei realmente”. 

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