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Esteri

Tutte le colpe di Joe Biden nella guerra in Ucraina

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Raffaele Sposito

In un editoriale sul New York Times, Christopher Caldwell analizza gli errori di Joe Biden nella guerra in Ucraina.

EPA/JIM LO SCALZO

Un pezzo decisamente controverso, quello pubblicato da Christopher Caldwell sul New York Times. Il giornalista americano, classe ’62, collabora spesso con il Wall Street Journal, il Washington Post e, per l’appunto, il New York Times, ed è una delle voci americane più autorevoli per quanto riguarda argomenti quali economia, politica e società. Nel suo editoriale, pubblicato il 31 maggio, Caldwell commenta in modo negativo l’operato di Joe Biden nell’ambito della guerra in Ucraina, citando anche un editoriale pubblicato su Le Figaro da Henri Guaino, consigliere dell’ex presidente francese Nicolas Sarkozy. Scopriamo, dunque, quali sono state le colpe di Joe Biden, stando all’opinione di Caldwell.

Prima di Biden

Caldwell ripercorre il periodo precedente alla guerra in Ucraina, analizzando come siamo arrivati alla situazione attuale. Pur ammettendo, come anche Guaino, che la colpa dell’invasione è principalmente della Russia, il giornalista analizza la spinosa situazione che si era venuta a creare in seguito all’annessione della Crimea da parte di Putin. “Il controllo russo della Crimea ha portato ad un accordo regionale stabile: i vicini europei della Russia hanno lasciato in pace il can che dorme. Ma gli Stati Uniti non hanno mai accettato questo accordo di buon grado.

Inoltre, prima della Crimea, nel 2014, “gli Stati Uniti hanno appoggiato una rivolta – nelle sue fasi finali una violenta rivolta – contro il governo ucraino legittimamente eletto di Viktor Yanukovich, che era filo-russo. La corruzione del governo di Yanukovich è stata molto addotta dai difensori della ribellione, ma la corruzione è un problema ucraino perenne, anche oggi”. Da ciò, l’ingerenza statunitense legata alle questioni russe e ucraine non è una novità. Ma scopriamo come Biden ha peggiorato la situazione, stando a Caldwell.

EPA/YURI GRIPAS/POOL

Attaccare o essere attaccati

L’ingerenza americana nelle questioni ucraine non si è fermata alla rivolta del 2014: il governo Biden ha siglato un accordo che ha fatto arrabbiare – e non poco – il presidente russo Vladimir Putin. Parliamo di una “carta sul partenariato strategico”, che chiedeva al Paese di Volodymyr Zelensky di entrare nella Nato, condannando “l’aggressione russa in corso” e affermando un “impegno incrollabile” al fine di reintegrare la Crimea come parte dell’Ucraina. Ma Biden non poteva lasciar sbrigare queste questioni tra Russia e Ucraina ai due Paesi direttamente interessati?

Da ciò, secondo Henri Guaino, citato da Caldwell, la carta firmata da Biden e Zelensky “convinse la Russia che doveva attaccare o essere attaccata. Ormai, la guerra è al terzo mese, e non sembra che ci siano delle possibilità concrete di pace, nell’immediato. Gli Stati Uniti, inoltre, non vogliono fare alcuna concessione, in quanto questo significherebbe “perdere la faccia”.

I giorni più sanguinosi stanno arrivando

“Da ciò, l’amministrazione – scrive Caldwell – sta chiudendo le vie di negoziazione e sta lavorando per intensificare la guerra. Siamo in gioco per vincere. Con il tempo, l’enorme importazione di armi mortali, comprese quelle provenienti dallo stanziamento di 40 miliardi di dollari appena autorizzato, potrebbe portare la guerra a un livello diverso. Il presidente dell’Ucraina Volodymyr Zelensky ha avvertito in un discorso agli studenti questo mese che i giorni più sanguinosi della guerra stavano arrivando.

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Raffaele Sposito