Clamorosa svolta nel caso David Rossi, ecco due nuove perizie

Siamo alla svolta decisiva per capire le reali cause della morte del manager di Mps, due nuove perizie svelano un’altra verità

Forse siamo alla quadratura del cerchio, David Rossi non si è tolto la vita bensì è stato ucciso, al contrario di quanto sostenuto dalla Procura di Siena per nove anni. Questo è l’esito di due nuove perizie di parte che certificano che quella sera Rossi non solo fu aggredito e picchiato, ma fu poi spinto contro la sua volontà fuori dalla finestra del suo ufficio.

L’ingresso della Commissione parlamentare d’inchiesta sulla morte di David Rossi, – Ansa foto

I dubbi sulla dinamica della morte del manager di Monte dei Paschi di Siena, avvenuta la notte del 6 marzo 2013, iniziano a trasformarsi in certezze. Due perizie di parte, una medico legale compiuta sulle lesioni rinvenute sul corpo di Rossi e realizzata da Francesco Introna, direttore di medicina legale del Policlinico di Bari, e una seconda perizia fisico balistica svolta da Franco Gelardi, ordinario di Fisica Sperimentale all’università di Palermo, certificano, senza ombra di dubbio, chequella sera Rossi non solo fu aggredito e picchiato ma fu poi spinto contro la sua volontà fuori dalla finestra del suo ufficio, tenuto sospeso nel vuoto per i polsi e poi lasciato cadere. Insomma fu omicidio”.

La trasmissione ‘Le Iene‘ è tornata, con un servizio andato in onda ieri sera, ad occuparsi del caso dell’ex capo della Comunicazione di Mps, caduto da una finestra della banca il 6 marzo 2013. Dall’estratto della perizia medico legale, si può leggere che “la posizione di caduta, assunta dal corpo nei momenti immediatamente antecedenti l’impatto con il suolo, denota una posizione di partenza assolutamente atipica per un suicidio”, una ricostruzione e una conclusione in assoluta controtendenza da quanto affermato dalla procura di Siena per nove lunghi anni.

Le parole dell’avvocato Miceli

Le perizie, ha spiegato l’avvocato Miceli, legale della famiglia di David Rossi, confermano “che David è stato picchiato violentemente, brutalmente: ha il fegato spaccato con una ginocchiata o un pugno”, oltre a ferite da taglio sulle mani che dimostrano abbia “tentato di schivare un coltello o comunque una lama”. Ma la parte più importante riguarda le lacerazioni ai polsi “dai quali è stato trattenuto” e le ferite sul sinistro “totalmente sovrapponibili alla cassa dell’orologio che indossava”.
Quelle lesioni, inoltre, prosegue Miceli “sono perfettamente compatibili con le lesioni di un uomo che è sporto fuori da più persone, per le braccia dopo essere stato colpito violentemente, poi viene lasciato cadere da quella persona che prima lascia il braccio destro e poi il braccio sinistro provocando queste escoriazioni, e in quel modo si ha perfettamente una caduta di una persona che arriva a terra nel modo in cui è arrivato David”.

La perizia non lascia dubbi

Nella perizia c’è nero su bianco e non lascia dubbi di come siano andate realmente le cose: “La modalità di precipitazione semi-assisa, la distanza fra il sito di impatto al suolo ed il muro dello stabile ovvero dalla proiezione al suolo della finestra, l’assenza di alcuna rotazione assunta dal corpo durante i vari momenti di sospensione nel vuoto, sottendono che il soggetto non abbia generato alcuna spinta nella fase iniziale di lancio, ma che anzi si sia lasciato cadere in maniera statica, a ‘corpo morto”, si sottolinea. E aggiunge, C’è da chiedersi e cercare di capire perché una persona che voglia suicidarsi debba mettere in atto una modalità tanto inusuale, oggettivamente difficile e sicuramente molto più complessa della più semplice, più logica e più facile da realizzare proiezione in avanti nel vuoto attraverso la finestra”.

Per poi concludere: “Sulla scorta di tutti questi interrogativi, che denotano una volontà suicidaria debolmente sostenibile ed una modalità molto diversa da quanto normalmente si riscontra nell’attività medico-legale, è possibile concretamente ipotizzare come la posizione assunta dal Rossi al momento della precipitazione descritta non sia da considerare come l’esclusivo risultato di una volontà suicidaria. È possibile prospettare che il soggetto abbia assunto quella posizione per un motivo diverso dal suicidio, o per sfuggire da qualcuno ovvero perché sia stato costretto ad assumere quella posizione da parte di soggetti terzi”

 

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