Long Covid, ogni variante ha i suoi postumi: lo studio

Ad approfondire questo è aspetto è uno studio italiano che dimostra che ogni variante il suo Long Covid

Sono ancora tanti i nodi da sciogliere sul Covid 19. I punti di domanda sulla malattia che dal 2020 ha sconvolto il mondo trascinandolo in un’emergenza sanitaria inaspettata, sono ancora tantissimi. Molti di questi riguardano gli effetti a lungo termine.

Ad approfondire questo è aspetto è uno studio italiano, riportato dall’Adnkrnos, che dimostra che ogni variante il suo Long Covid. Lo studio, che sarà presentato al Congresso europeo di microbiologia clinica e malattie infettive (Eccmid), in programma ad aprile a Lisbona, in Portogallo, dimostra anche ad essere più colpite da sindromi post infezione sono le donne, quasi il doppio degli uomini. Infine, le persone con diabete di tipo 2, fra le più duramente colpite dal virus, sembrano meno a rischio di effetti a lungo termine. Un altro importante dato che emerge è che la metà dei sopravvissuti all’infezione da Sars-CoV-2 sperimenta conseguenze nella fase post acuta di Covid. Il long Covid, comunque, colpisce tutti.

Lo studio ha coinvolto 428 pazienti. Di questi 254 (59%) sono uomini e 174 (41%) sono donne, trattati nell’ambulatorio post-Covid del Careggi tra giugno 2020 e giugno 2021, ai tempi della prima variante. I pazienti presi in esame erano stati dimessi dall’ospedale 4-12 settimane prima di presentarsi al servizio ambulatoriale per la visita e di completare un questionario sui sintomi persistenti, di media circa 53 giorni dopo le dimissioni. Circa tre quarti, il 76% (cioè 325 su 428), hanno riportato almeno un sintomo persistente. I sintomi più comuni riportati sono stati mancanza di respiro (37%) e affaticamento cronico (36%) seguiti da problemi di sonno (16%), problemi visivi (13%) e nebbia cerebrale (13%). Le analisi suggeriscono che le persone con forme più gravi avevano 6 volte più probabilità di riportare sintomi di Long Covid. Chi ha ricevuto un supporto di ossigeno ad alto flusso aveva il 40% in più di probabilità di avere problemi di lungo corso.

I ricercatori hanno rilevato che, quando a dominare era Alfa, la prevalenza di mialgia (dolori muscolari), insonnia, nebbia cerebrale e ansia/depressione aumentava significativamente, mentre l’anosmia (perdita dell’olfatto) e disgeusia (difficoltà a deglutire), così come i problemi di udito erano meno comuni. “Molti dei sintomi riportati in questo studio sono stati misurati, ma questa è la prima volta che sono stati collegati a diverse varianti”, dice Michele Spinicci, autore dello studio. “La lunga durata e l’ampia gamma di sintomi – conclude Spinicci – ci ricordano che il problema non sta scomparendo e che dobbiamo fare di più per supportare e proteggere questi pazienti a lungo termine. La ricerca futura dovrebbe concentrarsi sui potenziali impatti delle varianti preoccupanti e sullo stato della vaccinazione sui sintomi in corso”.

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