Profughi dall’Ucraina, un milione già via: rischio Covid, malattie e scoppio focolai

La circolare del ministero della Salute fornisce alle Asl le prime indicazioni in relazione alla crisi in corso in Ucraina 

Arriveranno, alcuni sono già qui. Da accogliere c’è la popolazione di una nazione intera che, a poco a poco, sta lasciando l’Ucraina bombardata dai missili russi. Secondo le stime, un milione di persone è già fuggito dalla guerra ma alla fine di tutto questo potrebbero essere addirittura 7-8 milioni gli sfollati dal Paese.

Al problema della gestione dell’esodo, che richiede la necessità di strutture, mezzi, uomini per gestire quella che sarà a tutti gli effetti una crisi sociale ed umanitaria, si aggiunge il problema dell’epidemia da Coronavirus che, proprio in questi giorni, sembrava placarsi. In una circolare del ministero della Salute, in cui si forniscono alle Asl le prime indicazioni in relazione alla crisi in corso in Ucraina e in previsione dei conseguenti fenomeni migratori verso il nostro Paese – si evidenziano “notevoli criticità dovute a basse coperture vaccinali, epidemia di morbillo nel 2019 e focolaio polio ancora in corso nel Paese”.

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Per questo bisogna offrire ai profughi in arrivo dall’Ucraina in guerra con la Russia non solo la vaccinazione anti-Covid, ma anche le profilassi di routine perché esiste un rischio di “focolai epidemici di malattie prevenibili da vaccino nelle strutture deputate all’accoglienza”. Infatti, il Ministero della Salute segnala notevoli criticità dovute alle basse coperture vaccinali e al recente verificarsi di focolai epidemici, come l’epidemia di morbillo nel 2019 e il focolaio di polio iniziato nel 2021 e tutt’ora in corso nel Paese. Tale situazione affonda le radici in anni di difficoltà organizzative e di approvvigionamento di vaccini, oltre che in una lunga storia di esitazione vaccinale nel paese, ampiamente diffusa sia nella popolazione generale che fra gli operatori sanitari.

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“Oltre a rappresentare un ostacolo per l’adesione all’offerta vaccinale in fase di accoglienza questo può ulteriormente aumentare il rischio che si sviluppino focolai epidemici di malattie prevenibili da vaccino nelle strutture deputate all’accoglienza dei migranti, già favorito dalle precarie condizioni igienico-sanitarie associate alla crisi e al fenomeno migratorio stesso”, scrive il Ministero.

Il Ministero segnala poi le vaccinazioni di routine, raccomandando di consigliare – al profugo in arrivo – l’offerta delle vaccinazioni previste, in rapporto all’età, secondo il calendario del Piano nazionale di prevenzione vaccinale: “Nell’ambito della presa in carico sanitaria, si raccomanda di offrire la vaccinazione anti Sars-CoV2/Covid-19, in accordo con le indicazioni del Piano nazionale di vaccinazione anti Sars-CoV-2, a tutti soggetti a partire dai 5 anni di età che dichiarano di non essere vaccinati o non sono in possesso di documentazione attestante la vaccinazione, comprensiva della dose di richiamo (booster) per i soggetti a partire dai 12 anni di età”.

Inoltre, si raccomanda di allertare le Aziende Sanitarie Locali ai fini della individuazione e della predisposizione di risorse necessarie all’esecuzione di test diagnostici per infezione da Sars-CoV-2 ed alla somministrazione di vaccini anti-Covid-19 ed altre vaccinazioni di routine per tale popolazione a rischio. Le Asl dovranno, inoltre, assicurare le necessarie attività di sorveglianza, prevenzione e profilassi vaccinale anche in relazione alle altre malattie infettive. Si richiama l’attenzione in particolare alla precoce identificazione delle persone con esigenze particolari e specifiche vulnerabilità. Le Asl territorialmente competenti provvederanno all’esecuzione dei test diagnostici nelle 48 ore dall’ingresso, laddove non avvenuta al momento dell’entrata nei confini nazionali. “Tutti coloro che verranno individuati come casi o contatti di caso (esempio allo screening nei Punti di accoglienza) andranno gestiti secondo la normativa vigente adottando le misure di profilassi e tracciamento più idonee”, conclude la circolare.

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