Caro bollette, industrie in crisi: cala la produzione e il Pil frena

La produzione industriale italiana è stimata in forte caduta a gennaio con -1,3%, con ricadute sulla risalita del Pil

L’aumento dei prezzi di luce e gas, diventato effettivo dal primo mese del nuovo anno, fa già vedere i suoi effetti. L’ARERA, l’autorità di regolazione del settore, ha stimato che nel primo trimestre dell’anno, quindi nel periodo che va dal 1° gennaio al 31 marzo, si registrano aumenti record del +55% per l’elettricità e del +41,8% per il gas. Un salasso per i consumatori ma anche per le aziende, che finiranno per soffrire l’aumento dei costi.

A dirlo anche Confidustria, secondo cui “la produzione industriale italiana è stimata in forte caduta a gennaio -1,3%, dopo -0,7% a dicembre”. Il Centro studi di Confindustria attribuisce, tra le cause della contrazione, proprio il caro-energia, tra cui pesa su di tutto l’elettricità, con aumenti stratosferici di +450% a gennaio 2022 su gennaio 2021. Si aggiungono altri rincari che pesano sulle imprese che mettono a rischio la produzione e frenano il percorso di risalita del Pil, avviato lo scorso anno.

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L’indagine – scrive Il Sole 24 ore – “rileva un forte calo della produzione industriale in gennaio (-1,3%), che segue la flessione di -0,7% in dicembre. Con queste stime nel quarto trimestre del 2021 si registrerebbe un aumento di appena +0,5% sul terzo, con una variazione acquisita nel 1° trimestre 2022 di -1,1%. Gli ordini in volume aumentano in gennaio dello 0,3%, in rallentamento rispetto all’incremento di dicembre sul mese precedente (+0,5%)”.

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Come spiega Confindustria, “l’inversione di tendenza della dinamica dell’attività industriale è coerente con l’andamento dei principali indicatori congiunturali che negli ultimi mesi hanno segnalato un’attenuazione della favorevole performance economica”. A causare il crollo della produzione ci sono in primo luogo il crollo della fiducia delle imprese manifatturiere che riguarda il calo delle attese produttive. La produzione, insomma, ha troppi ostacoli tra cui l’insufficienza di materiali e la scarsità di manodopera che hanno toccato i valori massimi degli ultimi dieci anni. “Significativi anche gli aumenti senza precedenti dei costi di esportazione e dei tempi di consegna”, proseguono gli esperti di Confindustria.

In virtù di questi dati, Confcommercio rivede al ribasso le proprie stime sul Pil per quest’anno che, dal 4% stimato a dicembre, passa al al 3,5-3,7%. Il dato è stato anticipato dal direttore dell’Ufficio studi della Confederazione, Mariano Bella, durante la presentazione del rapporto sul Sud e il Pnrr. Il Governo al momento prevede per quest’anno una crescita del 4,7% ma l’incremento potrebbe essere presto rivisto.

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